Un gioco talmente veloce che non è riuscito a fermarsi negli anni ’90, arrivando ai giorni nostri insieme a pregi e difetti di vent’anni fa.
Aquiris è uno studio di Porto Alegre che ha costruito il suo successo sui giochi immediati e dalla grafica simpatica e fumettosa. Per fare il salto di qualità ha dovuto però scomodare il passato glorioso dei racing game a 16 bit, epoca di grafiche ricercate che iniziavano a strizzare l’occhio al realismo senza perdere identità e di corse furiose verso il prossimo check point. Horizon Chase Turbo è quasi una checklist da spuntare ad ogni gara: Outrun? C’è. Lotus? C’è. Top Gear? C’è. Jaguar? Oggi non stava bene, ma domani viene signora maestra, non si preoccupi.
Se però i cloni dei sopraccitati classici sciamano nella libreria di Steam come le cimici in ottobre, il team riograndense ha posto tutta la sua attenzione sul creare un’esperienza sia classica che moderna, che ben si adattasse alla trasposizione su tutte le piattaforme contemporanee. Il low poly era una scelta logica ma non scontata, e la carenza di texture viene compensata da un’abbondanza di particolari che rende ogni gara uno spettacolo per gli occhi. È davvero difficile non rimanere ammirati davanti alla quantità di strutture, elementi di contorno e parti della pista che scorrono velocissimi sotto al nostro naso.
La parte più affascinante resta comunque la caratterizzazione delle ambientazioni: ogni torneo si svolge in una località diversa, e si apprezza l’impegno nel cercare di rendere ogni pista unica e perfettamente a tema, calcando qualche volta la mano sullo stereotipo – ma quale racing di allora non lo faceva? Certo, non sarà facile riempirsi gli occhi di tanta bellezza alle velocità più elevate, e staccare lo sguardo dall’asfalto durante una competizione particolarmente concitata è un errore che non ci si può permettere, ma fortunatamente ci sono veicoli leggermente più lenti che puntano tutto sulla manovrabilità e permettono di guidare con meno patemi.
Il garage è vasto, quasi sconfinato. Ci sono vetture per tutti i gusti, quasi sempre ispirate a classici dell’automobile e, nonostante siano potenziabili vincendo delle gare apposite, mantengono le loro caratteristiche peculiari, aggiungendo quindi un livello di interesse nella scelta del mezzo giusto per ogni situazione. Alcune sono divertentissime, come ad esempio la Panda Van con tanto di scala sul tetto, e ad ognuna sono associate delle frasi che il pilota rivolgerà agli avversari tramite dei fumetti, omaggio al già citato Top Gear. Nelle varie campagne periodiche vengono inoltre resi disponibili nuovi mezzi, che vanno dalle semplici varianti sul tema di quelli già esistenti ad esilaranti invenzioni per le quali è meglio non rovinare la sorpresa.
Il continuo rilascio di contenuti è proprio uno dei punti di forza di Horizon Chase Turbo, che propone ogni mese eventi speciali con nuove gare e nuove macchine, mantenendo il livello di interesse sempre alto anche dopo aver terminato le modalità single player. Anzi, sembra quasi necessario avere un piccolo stacco dal world tour o dai tornei, poiché l’impegno richiesto per completarli al 100% è davvero tanto, quasi fino a sfociare nella frustrazione. Intendiamoci, il gioco non è impossibile da portare a termine, ma i requisiti per alcune gare richiedono un callo notevole, e rifare gli stessi tre giri decine di volte perché non si riesce a prendere ogni singola bandierina può non piacere a tutti.
Il sistema di controllo ha il suo bel daffare per attenuare questa sensazione. Come detto, a basse velocità fila tutto liscio, i comandi rispondono come meglio non potrebbero ed è divertente limare le traiettorie man mano che si prende confidenza con un tracciato. Quando però i cavalli del motore salgono, affrontare le curve inizia a sembrare un lavoro, e pure sottopagato. L’allenamento risolve tutto, come sempre, ma ancora una volta ci si deve preparare a ripetere le stesse gare tante, tante volte per riuscire ad ottenere un primo posto che l’intelligenza artificiale non ha gran voglia di cedere facilmente. Per di più, quando ci si trova davanti a tratti di strada molto complessi, come ad esempio una serie di tre doppie curve dopo un rettilineo velocissimo, può capitare di uscirne indenni senza sapere come o al contrario di trovarsi fuori strada non capendone la ragione.
In conclusione, Horizon Chase Turbo è un gioco che dà tanto: tanti tracciati, tanta grafica, tanta atmosfera, tanta musica (composta nientemeno che dal leggendario Barry Leitch, un totem nelle colonne sonore dei titoli di corse), tanti contenuti aggiuntivi. L’ultimo, disponibile da pochi giorni, è un abbondantissimo DLC dedicato alla memoria di Ayrton Senna, e introduce auto e piste della Formula 1 che fu, quella vera. Un rilascio che fa capire quale fosse lo scopo fin dal principio, ovvero quello di creare un’esperienza mistica in grado di riportare i piloti virtuali indietro di 30 anni, nella maniera più completa e attuale possibile. Obiettivo raggiunto appieno, anche nei difetti del sistema di controllo e nella difficoltà altalenante, con la quale siamo cresciuti e che ogni tanto ci fa piacere ritrovare.