Hamas porta la guerra tra Occidente ed Iran?

L’Occidente è convinto che dietro l’attacco di Hamas ci sia la direzione di qualche potenza esterna con l’Iran indiziato numero uno.

 

 

Il recente acuirsi del conflitto israelo-palestinese, con il coinvolgimento poi di Hezbollah dal Libano, pone sotto i riflettori la strategia di proiezione esterna della Repubblica Islamica dell’Iran, indicata come l’architetto dietro agli attacchi di Hamas. Teheran non è di certo nuova nella sponsorizzazione di organizzazioni armate islamiche contro i propri nemici, ma l’equazione che porta al coinvolgimento iraniano non può essere assunta a verità senza delle prove certe; puntare il dito contro l’Iran vorrebbe dire allargare il conflitto in maniera totale e coinvolgere gran parte del mondo occidentale e mediorientale.

Negli ultimi anni Teheran è nota per il proprio coinvolgimento nelle cosiddette proxy war, guerre per procura, conflitti in cui gli attori principali agiscono indirettamente attraverso gruppi o forze locali; questa strategia consente all’Iran di perseguire i propri interessi regionali senza coinvolgimento diretto. La sponsorizzazione avviene attraverso fondi, risorse ed addestramento e negli ultimi anni ha interessato gran parte dei gruppi islamici del Medio Oriente, tra cui gli Houthi in Yemen, Hezbollah in Libano e Siria, Hamas in Palestina.

Quali sono gli obiettivi che potrebbero muovere oggi l’Iran? Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’ascesa delle monarchie sunnite del Golfo e ad un loro avvicinamento all’Occidente e ad Israele; l’Iran vede Israele come la sua nemesi esistenziale e i recenti colloqui tra Tel Aviv e Riyad hanno sicuramente spinto Teheran a considerare contromisure. Questa affermazione non significa che l’Iran sia certamente dietro l’attacco di Hamas ma, per via della duratura alleanza tra Iran e Hamas, è altamente credibile che gli iraniani fossero a conoscenza, almeno a grandi linee, delle intenzioni del gruppo terrorista islamico.

 

 

In Libano, Hezbollah sta obbligando l’Esercito israeliano ad impegnarsi su due fronti geograficamente opposti. La situazione libanese non può essere però paragonata a quella della Palestina: seppur con problemi economici e politici che negli ultimi anni hanno portato Beirut quasi al collasso, il Paese dei cedri gode di proprie istituzioni riconosciute globalmente; l’autonomia di movimento del Governo è però fortemente limitata da Hezbollah che, con le sue azioni, agisce spesso come un secondo potere statuale condizionando la vita del Libano su qualsiasi fronte. Anche in questo caso i legami del gruppo islamico con Teheran sono molto forti ma la struttura di Hezbollah gli garantisce maggiore autonomia decisionale.

Se da un lato l’Iran dichiara di voler attaccare Israele, cosa che promette comunque da anni, sono le prese di posizione europee che rischiano di allargare il conflitto. Il Presidente francese Macron ha recentemente dichiarato di voler creare una coalizione anti-Hamas sulla falsariga di quella utilizzata per affrontare l’ISIS; questa dichiarazione fa trasparire l’ignoranza dell’Europa nei confronti del mondo arabo, mettendo a fattor comune due fenomeni e due gruppi islamici completamente differenti tra loro. Una coalizione occidentale contro Hamas non farebbe altro che creare le condizioni per uno scontro frontale con l’Iran che vedrebbe un attacco nei confronti del proprio alleato come un’azione diretta contro la stessa Teheran.

 

 

Fino ad oggi l’Occidente è riuscito ad evitare uno scontro totale con la Repubblica Islamica dell’Iran utilizzando varie strategie proprie delle relazioni internazionali come embargo e sanzioni, ma l’attuale situazione geopolitica ci impone di analizzare nuovamente lo scenario iraniano; se Israele fosse ingaggiato in guerra contro Teheran, attaccando per prima oppure rispondendo ad un attacco, l’attuale postura occidentale nei confronti di Israele coinvolgerebbe tutta l’Europa nel conflitto. La partecipazione o meno dell’Iran nell’attacco di Hamas passa ad oggi in secondo piano perché superflua agli occhi di Israele; sta agli stessi attori ingaggiati decidere se trasformare la presunzione in realtà e quindi in guerra, ed è compito invece dell’Occidente evitare che questo accada.

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