Hamas e Israele combattono anche sulla rete

Eserciti e milizie non sono gli unici strumenti in mano ai due contendenti: nella guerra tra Israele e Hamas la cybersecurity diventa sempre più importante.

 

 

Il conflitto tra Israele e mondo arabo non è cosa recente, essendo passati settantacinque anni dall’avvio delle ostilità; e mentre l’opinione pubblica si concentra sulla cronaca di guerra, il mondo ignora lo scontro cibernetico in corso tra le parti. Sono soprattutto le organizzazioni pro-Palestina ad aver iniziato una profonda collaborazione, fin dallo scorso ottobre, con gruppi di hacker che hanno preso di mira obiettivi israeliani. Non mancano tuttavia formazioni schierate con Tel-Aviv. La guerra ha coinvolto organizzazioni sponsorizzate da Stati, gruppi indipendenti e i cosiddetti hacktivisti, hacker che agiscono non per un guadagno personale ma per lanciare un messaggio di tipo politico o sociale.

Il 19 marzo è stato pubblicato il rapporto CLUSIT sulla sicurezza cibernetica, il più autorevole studio italiano nel campo della cybersecurity; il rapporto evidenzia come nel 2023 le azioni degli hacktivisti siano sensibilmente aumentate rispetto agli anni passati proprio a causa dei conflitti attualmente in corso nel mondo.
Sono più di cento i gruppi hacktivisti coinvolti nel conflitto israelo-palestinese e, secondo fonti USA, attualmente novantaquattro organizzazioni opererebbero a favore della causa palestinese mentre solo diciassette agirebbero a favore di Israele.

I protagonisti sul campo sono estremamente consapevoli dell’importanza di un forte sostegno cibernetico alle proprie iniziative; il famoso 7 ottobre 2023 Hamas ha infatti lanciato diversi messaggi in rete e sui social network chiedendo aiuto a qualsiasi hacker avesse interesse ad aiutare il gruppo terroristico contro Israele.
Nonostante le richieste di aiuto, non bisogna pensare che Hamas sia sprovvista di risorse proprie in ambito cibernetico; la prima grande operazione cyber contro Israele risale al 2012 mentre nel 2014 è istituita l’unità cibernetica del gruppo terroristico.

A prescindere dalle risorse a disposizione delle diverse fazioni, il coinvolgimento esterno sta registrando importanti numeri, soprattutto dal mondo mediorientale e musulmano in generale. Sono molteplici le fonti riportate dagli analisti che testimoniano di come reclutamento e proselitismo vengano facilmente veicolati tramite semplici canali Telegram: canali di comunicazione come le piattaforme di messaggistica istantanea vengono utilizzate per indirizzare gli attacchi condividendo vulnerabilità conosciute sui sistemi del nemico; sarà poi compito del singolo hacker sfruttare tali debolezze.
Gli hacktivisti stanno giocando un importante ruolo in questo conflitto ma bisogna precisare che spesso queste non sono tra le figure più specializzate tra gli hacker. Il loro scopo non è il danno ingente, ma la visibilità e il rallentamento delle operazioni nemiche; anche individui senza capacità tecniche riescono oggigiorno a lanciare degli attacchi cibernetici grazie a risorse disponibili gratuitamente sulla rete, anch’esse pubblicizzate tramite comunicazioni su Telegram o altri social network.

 

 

La guerra cibernetica non coinvolge soltanto i territori di Israele e Palestina ma diventa un’occasione per colpire altri obiettivi considerati strategici; pensiamo ad esempio all’Iran che sta finanziando indirettamente azioni di cyber sabotaggio contro Israele; Teheran, visto il proprio attivismo, è entrata nel mirino del famoso gruppo di hacker GlorySec, schierato dalla parte di Tel-Aviv. Altri esempi vedono gruppi orientali, come l’Indian Cyber Force, schierati con Israele mentre organizzazioni di origine africana sostengono per lo più Hamas.

Lo spazio cibernetico sta assumendo sempre di più un ruolo di primo piano al pari delle operazioni di terra o delle sanzioni economiche; un ulteriore esempio lo si continua a vedere nella guerra in Ucraina, dove gruppi hacker non sono impegnati solo sui fronti bellici ma anche verso l’esterno. La stessa Italia si deve costantemente proteggere dai tentativi di attacco di gruppi russi che la colpiscono in quanto schierata dalla parte di Kiev.

 

 

L’analisi di questi scenari è un’importante strumento di osservazione di alleanze e dello stato dell’arte cyber nei vari Paesi che, se non sempre coinvolti in primo piano, sponsorizzano o tollerano azioni di gruppi indipendenti contro i propri nemici; in uno scenario mondiale sempre più complesso, il dominio cibernetico può rappresentare la chiave di volta di numerosi conflitti.

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