Guerra d’Algeria: escalation di violenze

La situazione in Algeria precipita rapidamente: il FLN adotta tattiche terroriste mentre la risposta francese si dimostra violentissima.

 

 

Abbiamo visto le motivazioni che hanno alzato la tensione in Algeria all’inizio degli anni ’50. Quando il Fronte di Liberazione Nazionale passa dalle parole ai fatti sul finire del 1954 i combattenti si contano a malapena a centinaia, forse raggiungono appena un paio di migliaia di uomini. Solamente una fetta di popolazione, quella scesa nelle piazze algerine, appoggia almeno ideologicamente questa battaglia indipendentista. Proprio in virtù di questo, la reazione francese, seppur immediata, appare morbida e di carattere civile più che militare. L’insofferenza dei Pieds-Noir, i francesi europei nati e cresciuti in Algeria, sempre piú minacciati e sotto attacco da parte della componente più radicale degli indipendentisti viene recepita da Parigi. 

Un primo tentativo di mediazione si ha attraverso la figura politica di Jacques Soustelle, inviato ad Algeri con il ruolo di Governatore Generale e subito promotore di riforme amministrative e sociali atte a sedare il malcontento della popolazione musulmana e delle classi sociali inferiori.
Il tamponamento a mezzo di riforme non evita però la dichiarazione di stato d’emergenza pochi mesi dopo, e la situazione precipita ulteriormente in agosto quando parte del FLN inizia una serie di attacchi mirati contro francesi europei nella regione di Constantine. Un totale di 120 persone vengono brutalmente uccise e Soustelle risponde per la prima volta con pugno di ferro. La rappresaglia francese è feroce e uccide 1200 persone, mentre il FLN ne denuncia almeno dieci volte tante. I fatti dell’estate 1955 segnano di fatto uno spartiacque nei rapporti tra Francia e Algeria, e da entrambe le parti assistiamo a una radicalizzazione: il FLN guadagna moltissimi nuovi simpatizzanti, specie nelle aree urbane del paese, per via della crescente violenza delle forze armate francesi. Dalla parte francese invece, oltre alla paura di vedersi scoppiare enormi rivolte nel giardino di casa propria, si inizia a prendere coscienza che riforme e discorsi politici non riescono a pacare le folle algerine.

 

 

L’anno successivo, nel 1956, Soustelle viene infine sostituito da Lacoste, il quale applica una politica che vede un maggior coinvolgimento dell’esercito francese nel ruolo di polizia e controllo del territorio, e dall’altra parte propone una struttura amministrativa molto più autonoma per l’intera Algeria, con la creazione di diversi distretti ognuno con la propria assemblea locale. Il 1956 è anche l’anno nel quale il FLN cerca di darsi una struttura ben definita ed organizzata, con la nascita di vari consigli e comitati interni tra i membri operanti nel territorio algerino e all’estero: vi è infatti un ramo esterno che opera da Marocco, Tunisia ed Egitto, e gli obiettivi, i mezzi e i fini dei due gruppi non sempre coincidono. La situazione del FLN si aggrava quando nell’autunno dello stesso anno, gli esponenti di spicco del FLN “esterno” vengono intercettati e arrestati. 

L’arresto di questi esponenti spinge l’intero FLN ad optare per una politica ancora piu aggressiva, di terrorismo indiscriminato. Il triplice attacco con bombe nella parte europea della capitale algerina del 30 Settembre 1956, ad opera di un trio femminile, avvia quella che verrà poi conosciuta con il nome di Battaglia di Algeri. Il FLN inizia a portare le proprie battaglie nel tessuto urbano della nazione, dove la presenza francese risulta più accentuata, con l’intento di dimostrare ai francesi che il loro controllo e dominio è del tutto relativo. A ogni attacco degli indipendentisti algerini, ne segue uno degli europei ai danni di inermi civili. 

I francesi si apprestano perciò a creare una task force di veterani di guerra dall’Indocina, specializzati in operazioni ibride anti-guerriglia e di contenimento. Tra dicembre e gennaio, Algeri viene suddivisa in zone assegnate a diversi reparti facenti capo alla Decima Divisione Paracadutisti, forte di circa cinquemila uomini. Dopo l’ennesimo attacco bombarolo che uccide diverse persone, i militari sono decisi a farla finita e, avendo quasi carta bianca su come risolvere la situazione, decidono di impiegare metodi poco ortodossi. Si assiste ad un rastrellamento generale di tutte le case e i fabbricati sospettati di appartenere a membri del FLN o a suoi simpatizzanti. Vengono scovati diversi laboratori dove vengono fabbricate le bombe che poi esplodono in caffetterie, ristoranti o negozi frequentati da europei. I militari francesi arrestano e torturano, il piú delle volte per estorcere vitali informazioni, e spesso si macchiano di esecuzioni sommarie, cosa che rivendicano apertamente e che di certo non migliora la loro immagine agli occhi dei civili politicamente neutrali. 

 

 

L’intervento militare riesce a spezzare il FLN nella capitale, e nei primi mesi del 1957 assistiamo a una decisa diminuzione degli attacchi. Molti membri infatti, se non uccisi, si trovano nelle prigioni francesi in attesa di un giudizio che spesso si traduce in condanna a morte. L’inaudita violenza per le strade di Algeri riprende nel giugno dello stesso anno, con centinaia di morti e nuovi attentati. La Decima Divisione riappare sulle strade dopo essere stata per mesi dislocata altrove, e l’intervento si rivela ancora una volta decisivo. Entro agosto viene scovato il nascondiglio dei capi FLN di Algeri e il successivo raid dei militari francesi mette fine, almeno per il momento, alla battaglia per le strade di Algeri. Gli arrestati sono oltre ventimila e i morti si contano a centinaia. Per qualche mese i francesi vivono nell’illusione di poter sconfiggere i guerriglieri e sedare del tutto il sentimento di indipendenza. L’illusione dura poco.

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