Greedflation e Shrinkflation: cosa sono e come influenzano l’economia

Greedflation e Shrinkflation: cosa sono le due nuove strategie sui prezzi delle imprese e come stanno contribuendo all’aumento dei livelli di inflazione

 

 

È possibile comprendere alcuni meccanismi economici ed avere un quadro generale dell’andamento macroeconomico a partire dall’analisi di uno scaffale del nostro supermercato di fiducia. Ci troveremo davanti a due casistiche diverse: potremmo notare un aumento di prezzo del nostro prodotto preferito o livelli di prezzo costanti a fronte di una riduzione della quantità di prodotto venduto presente all’interno della confezione. Si tratta di due rovesci della stessa, grande, medaglia: l’inflazione. Nel primo caso parliamo di greedflation, nel secondo di shrinkflation. A prescindere dalla strategia sui prezzi adottata dalle imprese, è importante comprendere come queste impattino sull’economia.

Questi concetti hanno acquisito sempre maggior rilevanza a seguito dei recenti cambiamenti socioeconomici provocati in primis dalla pandemia di COVID-19 e, in seguito, dalla guerra in Ucraina. Come anticipato, la shrinkflation è la riduzione della quantità o della qualità di un prodotto senza che il suo prezzo venga variato. In questo modo le imprese riescono ad arginare l’aumento dei costi alla produzione mantenendo invariato il prezzo di vendita al pubblico. Il principale vantaggio della shrinkflation per le imprese consiste nel fatto che i consumatori raramente percepiscono questi cambiamenti, rilevando al contrario una sorprendente immobilità dei prezzi nonostante il generale aumento dei livelli di inflazione. In generale quindi questa strategia comporta un minor rischio di danneggiare l’immagine aziendale.

 

 

Per greedflation invece si intende un aumento dei prezzi da parte delle aziende al fine di ottenere un vantaggio economico dall’inflazione e aumentare il proprio margine di profitto in maniera superiore (di molto) rispetto all’incremento dei costi di produzione dovuti all’inflazione stessa. Proprio per questo motivo è definita anche “inflazione da avidità” ed è associata ad un comportamento poco etico da parte delle imprese. Anche in questo caso, raramente il consumatore percepisce questi cambiamenti o, meglio, lo associa ad un generale aumento dei prezzi dovuto all’inflazione, di cui è consapevole. Di contro, scommettere su una strategia di greedflation può portare, per le imprese, ad una riduzione delle vendite e al danneggiamento dell’immagine aziendale, che verrà percepita come poco etica e non solidale con la società in cui opera.

 

 

Se analizziamo l’andamento economico dell’indice SP500 nell’ultimo trimestre 2022, notiamo infatti che, l’aumento del costo del lavoro, dei costi delle materie prime e di quelli alla produzione non giustificano l’incremento, di gran lunga superiore, dei margini di profitto unitari delle grandi aziende che lo compongono. Eppure, tra crisi Covid, emergenza bellica e prezzi delle materie prime in forte rialzo, i risultati dovrebbero essere diversi. Ciò significa che, nonostante la disoccupazione crescente e i tagli ai salari, le aziende stanno “raschiando il fondo del barile”, sottraendo ulteriori risorse ai consumatori. È possibile ipotizzare che questi margini di profitto più alti raggiunti dalle grandi società siano il prodotto di un “tacito accordo” tra le stesse, a fronte di tagli ai salari, aumento della disoccupazione e dei costi alla produzione. Si tratta cioè di un’inflazione prodotta dalle imprese stesse, aventi un potere di mercato tale da far innalzare i prezzi aspettandosi lo stesso da parte dei loro concorrenti.

 

 

Questo ulteriore aumento dei prezzi, pertanto, non è riconducibile all’inflazione tanto combattuta dalle banche centrali, ma a strategie di mercato che questa inflazione la alimentano. L’inflazione, quella “sana”, è dovuta ad una crescita dell’economia che, a sua volta, incrementa la richiesta di lavoro, comporta un aumento dei livelli salariali e degli investimenti trascinando i prezzi al rialzo.

Mentre molti economisti chiedono una soluzione innovativa al tema, le banche centrali mondiali si stanno limitando ad affrontare la problematica secondo un approccio scolastico, procedendo ad un aumento costante ma massiccio dei tassi di interesse dopo anni di tassi a zero. Solo recentemente sembrerebbe che la Banca Centrale Europea si stia pian piano ricredendo, morigerando gli incrementi previsti dei tassi di interesse. Ad ogni modo, si tratta di un fenomeno altamente impattante che i legislatori non potranno ignorare ancora a lungo e per il quale sembrerebbe necessario introdurre nuovi sistemi di controllo e di regolazione dei prezzi applicati dalle imprese. Staremo a vedere.

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