La trasposizione televisiva della famosa serie di videogiochi cattura molto bene l’ambientazione originale, anche se forse non passerà alla storia come esplosività.
Negli ultimi anni, il mondo dell’intrattenimento ha effettuato un’inversione a 180° nei confronti dei videogiochi; da produzioni dozzinali e assolutamente evitabili come Super Mario Bros o Mortal Kombat si è passati a film perlomeno passabili (Doom ne è un esempio) fino a vedere realizzazioni ad alto budget come la serie di The Witcher.
È evidente che finalmente qualcuno si è reso conto che i videogiochi possono essere una miniera d’oro anche lontano da tastiere e gamepad, ed ha iniziato a sfruttare il filone conferendogli tutto il rispetto ed il sostegno che merita.
Non stupisce più di tanto, quindi, la realizzazione di una serie televisiva dedicata ad una delle saghe videoludiche più famose: Fallout presenta un mondo ucronico e post-nucleare, con una guerra globale che ha annientato la civiltà e dove un gruppo di prescelti ha avuto la fortuna di sopravvivere in numerosi vault, degli ampi rifugi in grado di ospitare centinaia di persone grazie a culture idroponiche, allevamenti e una tecnologia futuristica da invidiare.
La serie televisiva di Fallout ci porta circa duecento anni dopo l’apocalisse nucleare, calandoci nella vita agiata, civile ed anche un po’ stucchevole propria del Vault 33. Eventi inaspettati coinvolgeranno gli abitanti che si troveranno a dover fare i conti con un mondo esterno sconosciuto, ostile e selvaggio.
La prima cosa che salta agli occhi, vedendo Fallout, è la fedeltà con cui sono stati trasposti gli ambienti descritti nei videogiochi. Sia chi abbia avuto la fortuna di giocare in tempi non sospetti ai titoli iniziali, editi dalla defunta Interplay, sia chi si sia avvicinato alla saga con i vari Fallout 3, Fallout New Vegas o Fallout 4, apprezzerà immediatamente il poter riconoscere gli ambienti familiari, il vestiario e le armi presenti nei vari giochi, i robot e la tecnologia di quegli anni ’50 alternativi che sono parte integrante del fascino che avvolge il mondo di Fallout.
Purtroppo chi non ha provato almeno uno dei vari giochi non potrà cogliere alcune finezze che la serie presenta in modo anche intelligente, come il “magico” Stimpak in grado di curare rapidamente ogni ferita o frattura o la presenza di mutanti ferali, ma chi ha conoscenza di quell’universo non potrà non apprezzare come questi elementi sono stati inseriti nella serie.
Fallout prende dai videogiochi (quelli più recenti) anche lo stile narrativo; se in alcuni frangenti non si può non fare un’assonanza alla “crescita di livello” del personaggio principale tipico dei giochi di ruolo, Fallout resta una serie principalmente d’avventura con elementi d’azione, il tutto condito con una sana dose di umorismo; una formula che ha fatto la fortuna anche di film come Zombieland e Shawn Of The Dead.
La trama vede sottostrutture ben collegate, ed anche se alcuni aspetti del motore narrativo sono un pelo eccessive (nella vita vera, a volte gli accadimenti eccezionali NON avvengono sempre alle stesse persone) non si può certo negare che il complesso sia di buona fattura, con sorprese, incontri e retroscena di tutto rispetto.
L’unico appunto che si può muovere è quello relativo ad una certa accelerazione nella concatenazione degli eventi che sembra forzata e che lascia pensare alla necessità di condensare in meno puntate del necessario una storia che avrebbe meritato un maggior approfondimento e tempi di sviluppo più lunghi. Inoltre gli appassionati della saga videoludica potranno notare qualche incongruenza nei tempi del racconto (ad esempio la sorte della cittadina di Shady Sands).
Buoni gli effetti speciali (che a volte sfociano nel truculento), anche se per una serie fantascientifica come Fallout sicuramente si poteva fare di più; non tanto nella qualità, già adesso di alto livello, quanto nella quantità gli eventi che ne avrebbero potuto usufruire. Fallout è una serie che si presta benissimo ad essere buffamente sanguinolenta, mentre nella prima stagione questa non è necessariamente la direzione scelta. Eppure non si può certo dire che Fallout non c’entri l’obiettivo; la storia c’è ed è solida e strutturata logicamente, pur concedendo qualche cosa qui e là per fluidificare rari passaggi meno riusciti.
Il cast fa decisamente bene il suo lavoro, a partire da una ottima Ella Purnell, la protagonista assoluta che interpreta in modo molto convincente un’ingenua ma determinata abitante del Vault 33 ed attorno alla quale ruota tutta la storia. Molto bene anche Walton Goggins, il ghoul temuto da tutti e che magnificamente rappresenta il pistolero nel nuovo far west. Passano pienamente la prova anche Moises Arias, nei panni del fratello della protagonista e Kyle MacLachan, mentre sono poco convincenti o decisamente rivedibili Leslie Uggams e Aaron Moten, rispettivamente il nuovo capo del Vault 33 ed il soldato della Fratellanza d’Acciaio (e comunque incute molto più timore l’originale Brotherhood Of Steel). I comprimari fanno il loro senza che ci sia nessuno che spicchi e si distingua particolarmente (forse Zach Cherry, uno dei personaggi di spicco del Vault 33), mentre si spera che Michael Emerson, già visto in Lost, abbia un ruolo molto più importante nella seconda stagione (altrimenti la sua presenza sarebbe stata un vero spreco).
Complessivamente Fallout è una buonissima serie, anche se alla prima stagione manca quel pizzico di brio che possa permetterle di entrare nel ristretto novero degli spettacoli da non perdere. La speranza è questa stagione 1 sia solo il preambolo per una storia altrettanto solida ma più coinvolgente, e che non si perda per strada con elementi narrativi pretestuosi o eventi del tutto gratuiti. Le potenzialità ci sono tutte; adesso occorre solo aspettare il prosieguo della storia.