È tempo di morire

Lesbo è in fiamme, Lampedusa è come un lager e la politica guarda dall’alto dei bastioni d’Europa.

 

 

Il 2020, un futuro che tutti noi ci siamo immaginati con macchine volanti ed enormi cartelloni pubblicitari che si animano nel cielo notturno, non è mai giunto. Gli automi che il film Blade Runner ci ha fatto sognare, non sono mai esistiti. I nuovi schiavi meccanici che dovevano sostenere la decadenza dell’umanità non sono mai arrivati, ma il 2020 pretende nuovi schiavi ed essi saranno umani. Masse di migranti che scappano dai propri paesi per disperazione, si ritrovano incatenati, ingabbiati e schiavizzati. Quel 2020 futuristico, alla fine dei conti, non è poi tanto differente da quello che stiamo vivendo ora.

Sia chiaro, non credo ci sia una soluzione facile per risolvere il problema dei migranti. Però voglio sempre ricordare che i migranti sono esseri umani, non numeri su una pagina di un giornale. E’ inutile chiudere i porti per poi tapparsi gli occhi davanti alle atrocità che avvengono oltremare. Non credo neanche che il flusso si possa fermare solo così, visto che continuano costantemente ad arrivare barchini fantasma sulle nostre coste e questo, sempre più spesso, non è riportato dai mezzi di comunicazione. Non credo neanche che la soluzione sia accogliere tutti, soprattutto se poi molti rimangono in una struttura d’accoglienza per anni o peggio, scappano e sono utilizzati come braccianti e finiscono nella rete delle mafie locali. Neanche rimpatriare le persone indesiderate è una strada facilmente perseguibile, visto che spesso non esistono documenti, certificati, o interlocutori reali con cui parlare per organizzare un rimpatrio. Fino a che ci sarà una valida ragione che muove intere popolazioni dalle loro terre, il problema continuerà ad esistere.

 

 

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi… “, come un oracolo che prevede il futuro, una delle frasi più abusate del film Blade Runner ricalca perfettamente la situazione attuale. “Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser”, barconi che affondano perché stracarichi, proprio come dice la frase, a largo delle porte d’Europa. Migranti che muoiono in mare, che vedono le proprie famiglie annegare o peggio, bruciare vive come sull’isola di Lesbo lì a largo dei bastioni di Orione, praticamente dentro le porte d’Europa. Sempre se prima non sono gentilmente “accolte” nelle strutture detentive di paesi in cui il rispetto delle basilari norme civili è utopia, o non muoiono di fame durante le lunghe marce sotto al sole delle zone desertiche. Un percorso in cui i migranti partono accompagnati dalla costante presenza dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, quattro simpatici ragazzi che si chiamano: Guerra, Carestia, Pestilenza e Morte.

La maggior parte di queste persone hanno visto davvero cose che noi Europei possiamo solo immaginare, ma non tutti. No, non voglio mettermi il prosciutto sugli occhi, esiste una parte di questo popolo migrante che è arruolato principalmente per essere usato come forza lavoro illegale. Come altre popolazioni al mondo che sono arrivate da noi in tempi non sospetti e che hanno trovato lavori umili, ma rispettabili, come badanti, muratori, sarte, scalpellini, cuochi, lavapiatti, ecc… Anche una parte di questa migrazione dalle zone Africane e Mediorientali, arriva con la speranza di mettersi in tasca un po’ di soldi e mantenere le famiglie a distanza. Ma trovare lavoro da noi, non essendo in regola, vuol dire diventare un bracciante,diventare uno schiavo, prostituirsi per vivere o peggio, finire nelle mani delle mafie locali per diventare corrieri, spacciatori o sicari.

Il problema principale di tutta questo flusso è la quantità. Una vasta ondata di persone che cercano la propria vita nell’Occidente civile che è fondato su regole, spesso incomprensibili per chi non ha un minimo d’istruzione. E’ possibile sistemare tutta questa gente? Se avessimo una struttura politico amministrativa seria, ci sarebbe qualche speranza e si potrebbe provare a fare qualcosa di concreto, ma la verità è che l’Europa è divisa praticamente su tutto e attende guardando dall’alto dei bastioni il flusso di migranti che arranca, affoga o brucia. E’ vero, salviamo la vita di chi viene soccorso in mare, ma poi? Che importa se sono stipati come bestie all’interno dei centri di prima accoglienza come quello di Lampedusa? Che importa se muoiono bruciati sull’isola di Lesbo, che purtroppo è diventata la più grande prigione a cielo aperto d’Europa? Che importa se vengono parcheggiati per anni in centri di accoglienza senza uno straccio di possibile futuro? Basta che tutto questo sia raccontato come un’eco lontana o distorta come se fosse un problema di altri.

 

 

“E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia”, intere vite distrutte, intere famiglie spazzate via dalla faccia della terra, morti che non avranno una degna sepoltura, nessuno che potrà piangere sulle loro lapidi, perché il mare li ha inghiottiti, perché nessuno sa dove siano finiti, perché il rispetto per la vita è diventata una barzelletta da raccontare ad un comizio politico per accaparrarsi un voto in più. Tutta questa sofferenza è costantemente lavata via da una pioggia d’informazione che serve solo a mettere la gente l’una contro l’altra, proprio per evitare di pesare che forse, il male che dilaga nelle terre di questi migranti, forse è anche colpa nostra. Siamo l’Occidente civile e civilizzato e non siamo capaci a metterci una mano sulla coscienza ed ammettere che forse sprechiamo troppo, che forse siamo abituati a volere il superfluo, che forse ci siamo fatti prendere in giro troppo dalle icone della nostra società, che forse, ma dico forse, abbiamo incominciato a chiudere gli occhi e ce ne infischiamo di quello che avviene intorno a noi. Perché alla fine non siamo capaci di accettarlo. Perché alla fine siamo impauriti e siamo sempre più soli, rinchiusi in un mondo che diventa sempre più ostile e fa paura. Quindi diviene più facile seguire chi fa la voce grossa, chi ti propone una soluzione banale senza doverci ragionare troppo, chi si occuperà del problema per te così non devi pensare, non hai bisogno di confrontarti con la realtà e puoi stare nel tuo guscio di protezione ed ignoranza.

“È tempo di morire”, una riflessione più che degna di questa storia. I migranti muoiono, ma anche noi moriamo un po’ ogni volta che chiudiamo gli occhi per non vedere, per non affrontare il problema, per evitare di ragionare, per non essere poi gli unici e soli a voler gridare contro il mondo e contro l’ingiustizia che dilaga peggio di un virus letale. Anche noi siamo su quei bastioni e guardiamo senza fare niente, senza dire niente, spesso senza pensare niente. Sembra assurdo, ma pare che pensare sia diventato il male del nostro millennio. Non possiamo pretendere di risolvere tutto con un’alzata di capo, non è possibile stravolgere una rete intricata di verità e menzogne in cui siamo immersi dall’alba della nostra nascita. Non posso pretendere che con poche righe di un articolo si possa risolvere tutto, ma posso parlarne. Posso fare un primo passo per cambiare le cose, per svegliare altri e per provare a migliorare il nostro mondo.

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