Dragon Age: Absolution – Stagione 1: la recensione

I videogiochi e l’animazione tornano nuovamente a collaborare per realizzare questo fantasy dalle scelte in parte rivedibili; riuscirà comunque a conquistare nuove fette di pubblico?

 

 

Dragon Age: Absolution è una serie animata collegata ad un progetto molto più ampio; stiamo parlando del mondo di Dragon Age, un franchising videoludico nato più di dieci anni fa. Come sempre più spesso accade, i videogiochi sono diventati un buon bacino da cui attingere per realizzare nuovi progetti animati (Arcane, Dota, ecc.). Così non ci sorprende sapere che anche Dragon Age ha realizzato un suo progetto animato, ma lo ha fatto scegliendo di realizzare una storia abbastanza distante dalle trame principali dei videogiochi.

Chi ha avuto il piacere di conoscere Dragon Age, si ritroverà parecchio avvantaggiato rispetto a chi approccia a questo prodotto animato per la prima volta. Infatti la storia di Absolution inizia dando pochissimi riferimenti allo spettatore. L’ambientazione, la descrizione del mondo ed i rapporti tra le razze vengono praticamente dati per scontati. Quindi, chi non conosce i retroscena o le storie dei videogiochi, si troverà da subito un po’ in confusione. Per fortuna la narrazione entra subito nel vivo partendo in modo abbastanza frenetico, non lasciando poi molto tempo per farsi domande.

La storia è tra le più classiche del mondo fantasy: rubare un artefatto prezioso. In questo caso si tratta del Circulum Infinitus un potente oggetto che permette, tramite la magia del sangue praticata da alcuni maghi, di controllare praticamente tutti gli esseri viventi compresi i potenti Draghi. L’oggetto è bramato sia da acquirenti privati che da coloro che lo vedono come un’empia reliquia da distruggere.

 

 

Non è facile accedere al territorio controllato dai maghi di sangue e per questo è stato necessario riunire un gruppo di ladri e mercenari con capacità o pregressi specifici. La nostra protagonista, Miriam, è fuggita proprio da Tevinter, la città in cui viene custodito l’artefatto, ed è un’ex schiava di sangue collegata al sommo Magister a capo dei maghi.

Questo rapporto renderà tutta la storia molto più complicata ed emotivamente complessa di quanto ci si possa aspettare. In questo genere di storie fantasy di solito si tende a preferire il gruppo al singolo, ma così non è per questo progetto. Il resto dei personaggi, pur essendo molto interessanti, viene però messo quasi da parte per concentrare la massima attenzione sulla protagonista Miriam.

Tutti i personaggi presenti nella serie animata sono inediti o marginali nella serie videoludica. Questo permette agli autori di poter giocare liberamente con trame ed intrecci, pur mantenendo un minimo di contatto con la storia dei videogiochi. Sei puntate di ventiquattro minuti non sono tante, pur considerando che il focus della produzione è concentrato su un solo personaggio, e di fatti la narrazione sembra sempre troppo frettolosa.

 

 

Si è scelto di correre con la storia principale, di accantonare i personaggi e le trame secondarie, ma si è deciso anche che Dragon Age: Absolution doveva almeno accennare a orientamenti sessuali e diversità etniche, argomenti tanto cari a Netflix e alla moda culturale americana degli ultimi anni. Sia chiaro, non c’è niente di male nel voler inserire questi argomenti, ma non sarebbe stato meglio farlo in modo da non dover rinunciare a qualcosa di più pertinente al progetto?

BioWare, la casa produttrice dei videogiochi, ha incaricato lo studio coreano Red Dog Culture House di realizzare questo progetto animato puntando su una buona animazione; purtroppo non sempre la CGI impiegata ha reso al meglio. Le sequenze di azione e combattimento sono indubbiamente preferite all’interazione tra i personaggi; insomma meglio menare che parlare. Il prodotto rimane comunque graficamente di un livello qualitativo accettabile.

Il risultato è un prodotto buono, ma non ancora maturo al punto giusto. Per poter ambire ad essere qualcosa in più si doveva certamente pensare ad un bel preambolo in cui spiegare l’ambientazione, e soprattutto si doveva dare più spazio ad alcuni personaggi secondari che hanno un ottimo potenziale. Dragon Age: Absolution trova sicuramente il favore dei videogiocatori di vecchia data, ma può purtroppo lasciare interdetti gli spettatori che si approcciano per la prima volta al mondo di Dragon Age.

 

Dragon Age: Absolution, 2022
Voto: 6
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