Uno dei pochi giochi a garantire approcci diversi per ottenere lo stesso risultato, Dishonored è un titolo ancora valido nonostante i suoi anni.
Uscito nel 2012, Dishonored è un gioco che all’epoca fu elogiato ma che oggi è caduto un po’ nel dimenticatoio, forse perché non ha apportato innovazioni nel genere FPS/stealth pur sapendo implementare molto bene spunti presi da altri giochi.
In Dishonored vestiamo i panni del protettore dell’imperatrice, che dopo aver fallito nella sua missione ed essere stato lungamente imprigionato, viene liberato da un gruppo di ribelli per rimettere il legittimo erede a capo dell’impero.
Dishonored è un FPS ibrido dove la componente stealth è altamente presente. In questo mondo steampunk, vestendo i panni di un assassino di professione, ci verrà data l’opportunità di agire nell’ombra, di evitare il più possibile lo scontro diretto e colpire furtivamente senza farci scoprire, oppure di scatenare un caos totale, attaccando sempre a testa bassa; la scelta è sempre nostra, ed il gioco non vuole premiare o danneggiare una via sull’altra. Ovviamente potremo variare gli approcci in base al momento (ed al nostro umore), ed alcuni aspetti del gioco sono influenzati proprio dalle nostre scelte (principalmente il numero di nemici, la loro attenzione ed il finale).
Dishonored ci mette a disposizione armi di diverso tipo, da una letale balestra ad una pistola a tromboncino, oltre alla fondamentale spada ed una mossa ottima per stordire in silenzio i nemici, addormentandoli e permettendoci di mantenere un certo rispetto presso i nostri alleati.
Se non vogliamo scatenare l’inferno (ma talvolta è divertentissimo farlo) dobbiamo scegliere il tempo giusto per muoverci da un riparo all’altro, saltare alle spalle del malcapitato per fargli perdere i sensi e poi trasportarlo lontano dalla vista dei suoi sodali. Un cadavere per strada li farà infatti passare in modalità di combattimento, facendo suonare gli allarmi e facendo accorrere i rinforzi (come dovrebbe effettivamente succedere in tutti i giochi). Da questo punto di vista vediamo come in Dishonored vi sia un misto di situazioni scriptate, ma con una dose di flessibilità, che permette agli NPC gestiti dall’AI di muoversi e pattugliare zone anche al di fuori di quelle inizialmente previste quando avvertono la presenza di un nemico.
Gli scontri sono adrenalinici: che si tratti di colpi all’arma bianca, di silenziosi agguati da lontano a colpi di balestra o di rumorosi attacchi con pistola e granate, contrastare i nemici è sempre gratificante e non necessariamente facile. Avremmo gradito una minore presenza di munizionamento lungo il nostro cammino, cosa che avrebbe richiesto maggiore attenzione nel portare i colpi, ma alla fine il bilanciamento va bene anche così.
La storia non è fra le più originali, ma uno dei punti di forza è il mondo che viene creato intorno ad essa, e che la rende viva e credibile.
Pur coi suoi dieci anni sulle spalle, la grafica a metà tra il fumetto ed il realismo risulta piacevole e ben realizzata; gli scenari sono dettagliatissimi e fondamentali per calarci appieno nel mondo cupo, malato e corrotto di Dishonored.
Accanto al comparto grafico (che peraltro gira benissimo anche dal punto di vista tecnico) ci viene fornita una lunghissima sequela di brani da leggere e che ci raccontano frammenti di vita di Dishonored; spendendoci il tempo richiesto (visto il numero di questi brani si parla di diverse ore, comunque frammentate durante l’azione) avremo un quadro sociale e politico di quello che ci circonda.
Forse quello che si può imputare a Dishonored è una certa stereotipizzazione di alcuni protagonisti e una loro caratterizzazione fin troppo semplice e superficiale, visto i ruoli che sono chiamati a ricoprire (anche se spesso in modo usa e getta).
Ad ogni modo, ci troviamo di fronte ad un titolo solido, che ci permette di usare approcci diversi per raggiungere lo stesso obiettivo. Con 15 ore abbondanti di azione (e altre 5 di lettura dei vari libri e foglietti, volendo farlo), Dishonored offre una sfida abbastanza lunga per giustificarne l’acquisto (spesso la longevità è il tallone d’Achille di questi giochi). La presenza di alcuni DLC è per una volta giustificata; viene vista la storia da un altro punto di vista e vengono aggiunti livelli nuovi che ci raccontano alcuni interessanti retroscena.
Dishonored è sicuramente un buon acquisto: garantisce flessibilità per chi vuole alternare l’ebbrezza di muoversi nell’ombra al combattimento in campo aperto e fornisce una storia più che discreta.