Daymare 1994: Sandcastle – la recensione

Gli sviluppatori italiani di Invader Studios confezionano un discreto gioco d’azione che avrebbe potuto essere ottimo con solo poche altre attenzioni.

 

 

Ci sono giochi che, nonostante i loro difetti, sanno catturare i videogiocatori; è successo a noi con Daymare 1994: Sandcastle, prequel di quel Daymare 1998 uscito quattro anni fa e ben accolto dal pubblico. Si tratta di un gioco d’azione in terza persona che presenta il classico schema degli shooter alla Resident Evil, con un approccio tipico dei giochi per console.

 

 

Sulla trama farò meno di un accenno, visto che Daymare 1994: Sandcastle vive una sorta di dualismo interno legato proprio ad una storia che si dipana in modo forse non rapido ma sicuramente interessante e con colpi di scena ben architettati e solitamente azzeccati. La voglia è di non svelarvi assolutamente nulla, se non il fatto che impersonerete un membro di un gruppo speciale a cui viene chiesto di infiltrare una base militare dove è avvenuto qualcosa di grave ed inspiegabile.

 

 

Ma veniamo a ciò che salta immediatamente agli occhi: l’aspetto visivo è assolutamente ben fatto, con ambienti vivi e che, fatti salvi alcuni particolari (come i teli svolazzanti al vento o certi liquidi nelle cisterne), convincono pienamente.
Il nostro alter ego è una donna (ormai è una moda insopportabile, sembra che i videogiocatori maschi non esistano più) e le sue animazioni di movimento sono ben fatte. Meno efficaci quelle del volto nelle scene di intermezzo; sembra di assistere ad una puntata dei Thunderbirds, quella serie TV di pupazzi animati che negli anni ’70 imperversava sulle emittenti televisive: la vacuità dello sguardo è quasi sempre la stessa.

 

 

Il gameplay è quello tipico dei TPS da console: si attraversano livelli che sono nei fatti lunghi tunnel estremamente lineari (la strada ci è sovente sbarrata in modo plateale e raffazzonato, impedendoci addirittura in diverse occasioni di decidere quale direzione prendere per girare intorno a un tavolo), per sparare si deve per forza mirare (con buona pace del fuoco istintivo), l’interazione con oggetti e scenario è molto limitata e si punta molto sulla grafica e sull’azione. Se della prima abbiamo già parlato con toni sicuramente positivi, l’aspetto puramente giocoso avrebbe meritato una maggiore attenzione.

 

 

In un gioco d’azione, specialmente se questo prevede un tasso di difficoltà non indifferente già al secondo dei tre livelli disponibili, è fondamentale mettere a proprio agio il giocatore e fornirlo di tutti gli strumenti per padroneggiare il titolo. Invece Daymare 1994: Sandcastle commette uno dei peccati capitali del mondo dei videogame: la non completa rimappabilità dei comandi, escludendo alcuni tasti critici per chi utilizza i tasti freccia sulla tastiera.
Come se non bastasse, alcune azioni legate ai quick time events mantengono obbligatoriamente la mappatura originale e la loro esistenza si scopre solo al momento del bisogno, nel momento peggiore. Inizialmente capiterà di morire per il solo fatto di essere impreparati a dover gestire quell’azione, e successivamente per cercare di capire se uno dei tasti che abbiamo rimappato funziona lo stesso o per cercare il tasto richiesto dal gioco; perlomeno il sistema di salvataggio è assolutamente soddisfacente, e non ci capiterà di dover rifare lunghi tratti a vuoto.

Gli scontri sono discretamente realizzati, con i nemici che sanno essere ostici e pericolosi già al livello più basso di difficoltà. Interessante la necessità di gestire alternativamente armi tradizionali e una speciale “macchina per il ghiaccio” (no, non potrete farvi una granita), cosa rende gli scontri vari e adrenalinici. Ci sono però alcuni passaggi resi artificiosamente difficili per via di trucchetti che ci tolgono parte dell’unica dotazione in grado di fermare i nemici immortali, e che necessitano di una speciale combo (fortunatamente semplice da realizzare) per essere abbattuti; ad ogni modo questi momenti sono pochi e si riesce sostanzialmente a giocare ad armi pari col nemico.

 

 

L’atmosfera di Daymare 1994: Sandcastle è ottimamente realizzata, e il gioco è in grado di affascinare e catturare il giocatore. Non sono rari i momenti in cui il titolo realizzato da Invader Studios è capace di farci fare dei discreti salti sulla sedia: attraversare ambienti oscuri con poche munizioni (un valore aggiunto troppo poco sfruttato nei videogiochi), sapendo che in ogni momento potrebbero apparire dal nulla uno stuolo di nemici, è un’esperienza non tanto comune e ben realizzata.

 

 

La storia di fondo nasconde retroscena discretamente originali; anche se il gioco attinge a piene mani da capolavori come F.E.A.R. e dal primo Half-Life (così come dal suo remake Black Mesa) o dal meno noto ma altrettanto valido Cold Fear, la capacità di creare un mondo di gioco affascinante e unico è sicuramente innegabile (se chiudiamo un occhio sui livelli veramente troppo lineari).
Ci sono solo un paio di appunti che mi sento di fare in tal senso. Il primo è che alcune situazioni del gioco sono poco credibili, a partire dal fatto che se la missione è così importante e ci si aspetta una forte resistenza armata, mandare in missione solo tre persone è illogico; ma ce ne sono anche altri, solitamente legati a stereotipi evitabili sui protagonisti. C’è anche da dire che alcuni pezzi di trama non si capiscono se non giocando Daymare 1994: Sandcastle fino in fondo; per lunghi tratti sembrerà di esserci persi qualcosa per strada, quando la realtà è che alcune concatenazioni sono spiegate davvero male.

 

 

Daymare 1994: Sandcastle è un gioco in chiaroscuro, che con poca attenzione aggiuntiva avrebbe potuto raggiungere ben altre vette; discorso simile a quello che facemmo per Scars Above, titolo che bene o male presenta analogamente aspetti positivi e criticità poco giustificabili.
Eppure alla fine dei conti Daymare 1994: Sandcastle è un titolo che sa farsi apprezzare, forse perchè offre la possibilità di essere giocato sia se volete un’esperienza non troppo impegnativa, mirata a scoprire la storia dietro le quinte pur non rinunciando a qualche interessante intermezzo di combattimento, sia se cercate qualcosa di ostico grazie ad una difficoltà non indifferente.

Nonostante tutti i suoi difetti, il titolo di Invader Studios sa conquistare il giocatore; sarà improbabile voler smettere di giocare Daymare 1994: Sandcastle prima di essere arrivati alla fine (vi ci vorranno una dozzina di ore); un attestato del fatto che alla resa dei conti Daymare 1994: Sandcastle è un gioco che può dire la sua, e che con un pochino di esperienza in più i ragazzi di Invader Studios potrebbero in futuro rilasciare qualche piccola gemma.

 

Daymare 1994: Sandcastle, 2023
Voto: 7
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