DanMachi: Sword Oratoria – la recensione

Fare una serie parallela alla principale raccontando la stessa storia da osservatori diversi è una trovata interessante, ma sarà sufficiente a realizzare un buon prodotto?

 

 

DanMachi: Sword Oratoria non è uno spin-off, ma una vera e propria serie parallela alla prima stagione di DanMachi – È Sbagliato Cercare Di Incontrare Ragazze In Un Dungeon?. Il mio consiglio spassionato è quello di recuperare la prima stagione della serie madre per poter apprezzare meglio i risvolti di quest’opera parallela. Detto questo andiamo a scoprire di cosa parla questo lavoro.

Il protagonista di questa opera è un membro della famiglia Loki a cui appartiene anche la bella Ais Wallenstein, la ragazza che ha spinto Bell Cranel verso un’evoluzione impensabile. La trama della serie racconta gli eventi della prima stagione di DanMachi, ma dal punto di vista della maga/elfa Lefiya. Guardando la serie principale si percepisce chiaramente che manca qualcosa alle varie disavventure del protagonista; ora invece possiamo completare la visione d’insieme e capire il perché di alcune particolari situazioni.

 

 

Approfondimenti quindi utili e dovuti? Per me no. Sinceramente ho trovato questo prodotto buono solo come operazione commerciale. Non c’era necessità di fare un lavoro separato dal principale; si poteva tranquillamente inserire, nelle stagioni a venire, le storie utili a spiegare determinate situazioni. La trama poi si presenta purtroppo molto frastagliata, non c’è una vera continuità e si salta da un momento topico della serie principale ad un altro senza un vero filo conduttore. A favore di DanMachi: Sword Oratoria c’è invece l’approfondimento di alcuni personaggi che non hanno trovato spazio nella prima stagione della serie principale, ma forse è un po’ troppo poco per considerarlo un punto a favore.

Anche quest’opera parallela è ricca di luoghi comuni, di stereotipi messi un po’ troppo in evidenza e del famoso fan-service che è tanto oggetto di critica da parte di utenti occidentali ed esperti nostrani del settore. La mia posizione, che ho espresso anche in passato, rimane la stessa: se questo è un prodotto pensato per il mercato giapponese, ed ai giapponesi tendenzialmente piace questo genere di proposte, perché criticarlo con il metro di giudizio occidentale?

Indubbiamente, rispetto a tante altre opere, DanMachi ha la peculiare caratteristica di eccedere con i riferimenti sessuali e di fare largo uso di parole come “tette” aggiungendole ai dialoghi più banali. È però anche vero che la maggior parte di questi riferimenti a sfondo sessuale sono impostati in questo modo per creare situazioni imbarazzanti o demenziali.

 

 

Passando al comparto artistico, lo studio J.C.Staff (Toradora, Edens Zero, Hi Score Girl e One-Punch Man 2) ha nuovamente preso in mano le redini del progetto ed ha portato a casa una serie dai disegni onesti e dall’animazione sufficiente. Ci sono indubbiamente delle sbavature, ma ho visto di peggio: basta ricordarsi l’ultima stagione di Seven Deadly Sins e del suo scempio fatto tra disegni ed animazione, quindi non ci si può lamentare particolarmente della resa ottenuta.

Gli eventi della serie principale rivisti dal lato della famiglia Loki sono interessanti, ma il buono di DanMachi: Sword Oratoria finisce qui; per il resto ha gli stessi punti di debolezza della serie principale. Impostare un intero lavoro solo per svelare qualche piccolo dettaglio aggiuntivo è davvero poco efficace. Si può fare a meno di vedere questo prodotto? Probabilmente no, se si vuole avere una visione d’insieme corretta, ma non vi aspettate di avere rivelazioni sconvolgenti perché questo non accadrà.

 

DanMachi: Sword Oratoria, 2017
Voto: 5
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