La serie animata tratta dal videogioco è il classico prodotto dalla limitata qualità, realizzato più che altro per approfittare del nome di richiamo.
Nel corso degli anni, il mondo dell’animazione ha attinto a piene mani dalla fantascienza più cupa, quella che prospetta un mondo dove uomo e macchina mischiano le loro componenti andando a creare un mondo decadente e senza regole. Cyberpunk: Edgerunners segue questa strada, utilizzando come sfondo l’universo del videogioco Cyberpunk 2077 e inserendoci sopra una storia tutt’altro che appassionante.
La trama vede un ragazzino scapestrato che in seguito alle sue illogiche scelte personali si vede coinvolto in una serie di azioni criminali che lo porteranno a vivere esperienze cibernetiche che nei piani degli autori dovrebbero essere coinvolgenti per lo spettatore, ma che nei fatti risultano completamente piatte e pretestuose.
Le dieci puntate da 25 minuti ciascuna che compongono la serie non trasmettono assolutamente nessuna emozione, e la trama stessa non presenta alcun momento di picco che possa allontanarla da una piattezza costante. La visione annoia senza speranza, anche se chi ha giocato al videogioco può notare dei riferimenti che sono inseriti nella storia di Cyberpunk: Edgerunners. Oltretutto gli episodi sono pressoché fini a se stessi, e non si nota una linea narrativa sostanziale se non sul finale, che lascia in maniera plateale aperta una storia da continuare in una seconda stagione che però apparentemente non si farà.
Il racconto fa un costante utilizzo della regola del “vale tutto”, dove può succedere qualsiasi cosa in nome dello spettacolo: armi da fuoco o da lancio nascoste dentro i corpi umani, connessioni cybernetiche fantasiose più che futuristiche, scene d’azione completamente irrealistiche. Gli scontri armati poi sono il momento in cui Cyberpunk: Edgerunners tocca il suo livello più basso, con tonnellate di proiettili sparati e praticamente nessuno che vada mai a segno sui protagonisti.
I dialoghi sono al limite dell’infantile, come assolutamente rivedibili sono molte delle scelte e delle azioni dei protagonisti.
C’è poi il discorso legato al disegno ed alle animazioni: lo stile usato è quello delle serie giapponesi anni ’80, con tratti rozzi e approssimativi. Il risultato finale è tutt’altro che positivo; pur volendo forzatamente ipotizzare un omaggio al tratto tipico di Masamune Shirow e del suo Appleseed, il cui film vide la luce nel 1988, la resa visiva è scarna. E se le animazioni sono sicuramente più fluide rispetto ad un OAV di trent’anni fa resta il fatto che poco si è fatto per ingentilire il disegno.
Cyberpunk: Edgerunners è una vera delusione, un prodotto assolutamente trascurabile e che non tradisce lo stile approssimativo e sotto gli standard di qualità sui quali si è attestato il videogioco di CD Project Red. In tutta la serie non c’è praticamente nulla da salvare, ed anche se non si arriva mai ai livelli infimi delle peggiori produzioni di cassetta come i seguiti di Resident Evil o Starship Troopers, Cyberpunk: Edgerunners è una serie di animazione dalla quale tenersi alla larga senza rimorsi.