Il “cattivo” di Karate Kid può davvero diventare il protagonista di Cobra Kai?
Cobra Kai è lo spin off della famosa serie cinematografica Karate Kid. Trentaquattro anni dopo gli eventi narrati nel primo film, due autori pazzi e scatenati si sono impegnati per raccontare la storia dell’adulto Johnny Lawrence, l’infame bullo che se la prendeva con il povero Daniel LaRusso. Una scelta azzardata? Forse si! Ma è indubbio l’ampio richiamo nostalgico. Saranno stati capaci di mostrare Johnny in modo diverso da quello che tutti ci ricordiamo? Oppure Cobra Kai è una di quelle serie che esaltano i cattivi?
Dalle prime battute, si capisce subito che Johnny ha una vita di merda. Si barcamena come tuttofare per sbancare il lunario. La sua casa è un letamaio e lui è fondamentalmente un ubriacone. La sua voglia di vivere sembra essere sparita. Fa quasi pena, ma se lo merita per le infamate che ha fatto in gioventù. I ricordi affiorano nella mente di Johnny e quello che vediamo mi lascia basito. Le stesse scene del film di trentaquattro anni prima riviste dalla parte del protagonista di questa serie lanciano decise ombre sulla storia che mi ricordavo. Dopo aver assistito alla ricostruzione, ti viene spontaneo dire che Johnny è una testa calda, ma non è mai stato il cattivo della situazione. Possibile?
Rivalutata la posizione del protagonista, cresce la simpatia verso Johnny Lawrence. A questo punto non puoi che farti qualche domanda pure su Daniel LaRusso che, visto in quest’ottica, non si è propriamente comportato nel migliore dei modi. Ovviamente il protagonista di Karate Kid entra di prepotenza a far parte della serie Cobra Kai, non solo per i ricordi narrati, ma proprio come personaggio attivo, come se fosse il coprotagonista di questa storia. Daniel si è fatto un nome e una posizione nella società, diventando un imprenditore importante nella Valley, le sue concessionarie auto sono sulla cresta dell’onda e lui vive con la famiglia in una splendida villa con piscina ed ampio giardino. Fama, fortuna e soldi: questo è quello che la famiglia LaRusso ha ottenuto da quel famoso calcio della gru.
I due protagonisti s’incontrano fortunosamente alla concessionaria LaRusso, che funge anche da meccanico di zona, dopo un incidente d’auto che ha reso inutilizzabile la vecchia macchina di Johnny. Grazie a quest’incontro il vecchio membro del Cobra Kai, istigato involontariamente da Daniel, decide di riaprire il dojo, l’unico luogo in cui è mai stato felice. Questa decisione porterà un cambio radicale nella vita di Johnny, che comincerà ad allenare alcuni giovani un po’ disadattati; proprio l’opposto di quello che immaginava riaprendo il dojo. Le discutibili regole che il vecchio Cobra Kai aveva inculcato nei suoi allievi, sono incredibilmente fonte d’ispirazione per la generazione di adolescenti legati ai social ed ai telefonini. Johnny è crudo e diretto con i suoi allievi, spesso insultandoli volontariamente ed involontariamente, ma quello che alla fine riesce sempre ad ottenere è una morale abbastanza corretta cui i suoi studenti si aggrappano ferocemente. Johnny insegna ai suoi ragazzi ad essere aggressivi, a combattere con forza e ferocia l’oppressione dei bulli che a scuola imperversano. Questo modo di vedere le cose incredibilmente aiuta molti allievi a sbloccarsi. Una filosofa del tutto opposta a quella che professava l’ormai defunto signor Miyagi.
Contemporaneamente, Daniel sarà colpito duramente dalla notizia della riapertura del dojo contro cui ha combattuto in gioventù. Riprenderà ad allenarsi nel karate e per una serie di casualità e macchinazioni molto particolari, comincerà ad insegnare il suo stile ad un ragazzo molto speciale. Non vi anticipo niente ma la trama di questa parte è quasi esilarante, se non proprio surreale.
William Zabka e Ralph Macchio non hanno bisogno di presentazioni, sono due attori famosissimi per le loro interpretazioni in Karate Kid. La sorpresa più sfiziosa è l’evoluzione dei loro personaggi, oserei dire vincente. Mentre Ralph Macchio deve vedersela con una persona totalmente differente da quella che ci ricordavamo nei film, William Zabka è invece come cristallizzato nel tempo. Le batoste prese durante la vita l’hanno inacidito, ma il suo forte carattere e la sua tendenza ad essere il capobranco si sono solo assopiti sotto l’alcool e la pessima situazione finanziaria in cui si ritrova. I ragazzi che compongono la nuova generazione di karateki, sono stati pensati per essere perfette riproduzioni di giovani adolescenti del nostro tempo, con i loro problemi e le loro insicurezze. Tutto questo strizza l’occhio agli spettatori della stessa età, così da far sedere allo stesso divano generazioni diverse per motivi diversi. La pensata è ottima ed è particolarmente riuscita!
Questa prima stagione è stata una vera e propria sorpresa per me, non mi sarei mai aspettato di assistere ad una così valida gestione dello spunto iniziale. Riuscire a rivalutare la figura di del cattivo di Karate Kid è stata un’intuizione magistrale, tanto quanto mettere in continuo e costante contrasto le due figure dei protagonisti. L’ostilità tra Johnny e Daniel è palpabile, ma è allo stesso modo incredibile come i due protagonisti comincino a sviluppare delle similitudini nel loro modo di insegnare il loro Karate. Ovviamente la base di partenza è diametralmente opposta, ma s’intravvede una sorta codice molto simile che non mi sarei mai aspettato. Ammetto la mia sorpresa e sono rimasto stupito di come sia stato così facile divorare la prima stagione senza un minimo accenno di fatica. Trovo il prodotto molto valido, uno dei migliori spin-off che mi sia capitato di vedere e lo dico affermando che non sono un fan scatenato di Karate Kid.