Carnival Row – Stagione 1: la recensione

Nelle città ci sono più le lucciole, ma abbondano sullo schermo; e vengono sessualmente sfruttate dall’uomo cattivo.

 

Carnival Row – Stagione 1: la recensione

 

Ammettiamolo: la premessa è pessima; ma non ci si deve fermare alle apparenze, specialmente se queste apparenze sono fatte di alette da fatina dei denti o da corni da bisonte. Perché questa serie fantasy, che vede Orlando Bloom (Il Signore Degli Anelli, Black Hawk Down, La Maledizione Della Prima Luna, Troy, Lo Hobbit, The Outpost) sempre col pizzetto curato e Cara Delevingne (Città Di Carta, Suicide Squad, Valerian E La Città Dei Mille Pianeti) sempre con i capezzoli duri, ha la sua ragione d’esistere. Dietro alla morale trita e ritrita dell’umanità insensibile alle diversità, infatti, si cela un eccellente racconto politico. E’ là che il titolo cambia marcia: quando distogliete gli occhi dai due stucchevoli protagonisti ed iniziate a seguire le storie minori. Che ovviamente minori non sono.

L’ascesa del figlio del Cancelliere è sublime e tristemente reale; la strafottenza sociale di David Gyasi anche troppo attuale. Tutto grida un J’accuse e uno sfottò, ma lo fa attraverso un un ambiente ovattato da anestetico di genere, tra l’altro ben fatto. Le fate prostitute si concedono ai ricchi e depravati clienti in frangenti piuttosto realistici e gli omicidi sono piacevolmente efferati. Ma di cosa si parliamo?

Di un investigatore e una fata, struggentemente innamorati, che affrontano pericolose avventure in un fantastico mondo vittoriano. La tranquillità della città svanisce quando una serie di corpi straziati rivela la presenza di un terribile mostro; un mostro che uccide in modo orribile ma logico. E dietro il modo attraverso cui l’arguto (davvero?) Bloom risalirà al colpevole, viene mandata in vacca una gerarchia di rapporti umani che è la nostra.

 

Carnival Row – Stagione 1: la recensione

 

Costumi ben fatti, effetti speciali all’altezza, cast di livello, fotografia quasi ad olio. Tim Burton si sarà sentito tirato per la giacchetta non poche volte in questi 8 episodi da circa un’ora ciascuno. L’opera di per sé è impegnativa, c’è anche una seconda stagione, ma alla fine scorre bene e si lascia seguire fino ad un finale che è davvero una sorpresa.

Come anticipato, ciò che non rende di primissima fascia le avventure di questi derelitti nella strada più famigerata della città sono i due nomi di grido che stancano gli occhi e le orecchie dopo poco tempo. Si aspetta ogni volta che escano di scena per continuare a seguire il resto della trama. Forse Bloom era solo l’esca all’amo, e in tal caso abbiamo abboccato, ma ora che siamo agganciati per bene lasciatecelo sputare altrove.

Quello che finisce in questa stagione è la Fenice della prossima. Un classico delle serie ma anche più della mitologia che qua si cerca di portare avanti; meno muscoli e più ibridi avrebbero migliorato le cose. Ci crediamo poco che in quell’epoca di bellimbusti si passassero ore a fare crossfit, ma vi perdoniamo in attesa del secondo capitolo.

 

Carnival Row – Stagione 1, 2019
Voto: 7
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