Black Spot – Zone Blanche: la recensione

Perché dover tradurre in inglese il titolo di una serie franco-belga proprio non lo capisco. Fortunatamente la serie è buona e decisamente intrigante.

 

 

Lo so, sarò ripetitivo e noioso, ma l’inglesizzazione di qualsiasi termine, inclusi i titoli delle produzioni di altre nazioni è una cosa davvero avvilente. Non c’era assolutamente bisogno di usare la traduzione inglese per una serie di lingua francese: Zone Blanche poteva benissimo essere tradotta Zona Bianca, che è anche più calzante dal punto di vista del significato.

Ad ogni modo, veniamo al merito; Zone Blanche è una serie che mischia elementi polizieschi con altri semi-horror. Ambientata in una zona boschiva non specificata, Zone Blanche vede la sua attenzione completamente centrata sul rapporto tra uomo e natura. Non è infatti un caso se Zone Blanche stia ad indicare quella zona d’ombra nella quale i cellulari non hanno campo, e si capisce fin dalle prime battute che il bosco e la sua tetra atmosfera sono i veri protagonisti di questa produzione.

 

 

La serie, composta da due sole stagioni di otto episodi l’una, non è una di quelle dove l’azione regna sovrana, anzi. Il ritmo è compassato ma non necessariamente lento, ed il punto di forza è il mistero che circonda la zona di Villefranche, la cittadina isolata dal mondo nella quale si sviluppa l’intera vicenda.

Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma Zone Blanche ha il suo modo per catturare lo spettatore. Sicuramente merito di una discreta anche se imperfetta sceneggiatura, che in diverse occasioni sembra mostrare la corda ma che quasi sempre si riprende grazie a spiegazioni razionali e non per ribaltoni improbabili tipici delle serie statunitensi; ma anche di un cast all’altezza e variegato nel modo di interpretare i personaggi.

 

 

Decisamente convincenti la protagonista Suliane Brahim e la sua spalla Hubert Delattre, come quella di Laurent Capelluto e Naidra Ayadi; tutti attori di secondo piano (sul grande schermo ricordiamo solo la Ayadi nel bellissimo ed altrettanto duro Polisse) ma che complessivamente rendono molto credibile il racconto. È importante notare come un buon terzo del cast reciti secondo quel modo di fare molto teatrale (e decisamente apprezzabile) che mima il modo di fare della vecchia generazione dei francesi; questo conferisce a Zone Blanche anche un tocco di leggerezza e quasi di commedia, cosa che non guasta.

 

 

Zone Blanche non è però una serie adatta ad ogni spettatore; occorre sapere a cosa si va incontro prima di avvicinarcisi. Abbiamo detto che non è una serie d’azione, ed infatti il pathos, quando presente, è tutto nella narrazione ed in alcune situazioni che si fanno via via più frequenti; anche come poliziesco non rende alla grandissima, con indagini risolte in modo forse troppo rapido mentre sfugge in modo paradossale il quadro complessivo.
Eppure è una serie che, accettando questi parametri, si fa vedere piacevolmente. Non offre quasi mai grossi colpi di scena, ma quando questi arrivano sono forti e determinanti (e non seguono i canoni delle classiche produzioni di questo genere).

Detto questo, Zone Blanche è una serie che può valer la pena vedere, considerandone anche la breve durata e la discreta facilità nel seguirne l’evoluzione della storia.

 

Zone Blanche, 2017-19
Voto: 7
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