Black Panther: la recensione

Un film di presentazione, scritto e realizzato per dare visibilità al più conosciuto supereroe di colore della Marvel e alla sua Wakanda, ma che influenza decisamente poco la linea degli eventi che l’universo Marvel ci ha raccontato fino ad ora.

 

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T’Challa giovane Re di Wakanda, una piccola nazione Africana isolata dal mondo per la sua conformazione geografica, è Black Panther, supereroe già visto in precedenza nel film Captain America – Civil War.
Questa è senz’altro una delle pellicole che più di tutte si distaccano dalla solita iconografia dei grandi supereroi moderni, impegnati nella lotta senza quartiere per le strade delle immense città americane.
Quasi tutto il film si svolge in Africa, con i panorami e la luce di una mistica e splendida terra che ha visto gli albori dell’uomo; proprio quest’ambientazione richiama antichi rituali e cerimonie particolarmente folcloristiche, cosa che è celebrata costantemente nello scorrere del film.
Il Wakanda nasconde un grande segreto che lascerà stupiti tutti coloro che non conoscono la storia di T’Challa e delle sua nazione, mentre i fan troveranno perfetto il connubio fra tradizione e meraviglia che è stato immaginato e realizzato.
La sensazione di calarsi in una realtà tribale è perfettamente realizzata con l’uso di costumi tipici africani; ancora più efficace è stato curare le sfaccettature di tutte e cinque le tribù che compongono la popolazione del Wakanda.
Mi ha lasciato particolarmente soddisfatto la semplicità con cui, in mezzo a tutta questa bellissima riproduzione delle antiche tradizioni, gli sceneggiatori sono riusciti a far apparire normali le meravigliose anomalie che il Wakanda nasconde con cura.

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L’interazione fra tradizione e innovazione potrebbe sembrare un pugno in un occhio, ed in principio lo è, ma viene risolta con una semplicità magistrale osando sovrapporre la tradizione all’innovazione e facendo sembrare normale quello che è meraviglioso.
Gesti studiati per aumentare la ritualità di qualsiasi movimento, ma sempre eseguiti in modo fluido, quasi inconscio, garantiscono un grado di solennità a tutte le scene principali.
I bellissimi colori vividi, che s’insinuano in ogni dove nei paesaggi africani, rendono le scene simili ad opere d’arte; si percepisce che è stato fatto un gran lavoro per differenziare il Wakanda dal resto del mondo grazie all’uso della luce.
Il canovaccio della storia è molto semplice e si basa sulla lotta per conquistare il potere; nulla di più nulla di meno.
Le scene d’azione sono fantastiche; vedere un guerriero tribale con lancia e scudo combattere in modo tradizionale sembrerebbe normale, ma trovarsi di fronte qualcosa che non ti aspetti è davvero spiazzante e notevolmente efficace.
La scelta di rivelare al mondo dei fan Black Panther ed i segreti del Wakanda in questo momento storico dell’universo cinematografico Marvel, è giusta soprattutto pensando agli eventi che ci aspettano con Infinity War. Di contro, il film rimane ancorato al personaggio e alla storia che racconta, quindi può essere visto senza problemi anche da chi non segue pedissequamente gli eventi sequenziali che i film Marvel ci raccontano; bastano poche indicazioni nelle prime scene e lo spettatore neofita può gustarsi il film senza dover chiedere costantemente spiegazioni.

 

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Il finale è abbastanza scontato, tutto quello che si doveva sapere del Wakanda e del suo re T’Challa è stato rivelato e mi aspetto che il piccolo regno africano sarà al centro delle vicende future; per il resto non sono state date anticipazioni succose sui prossimi eventi.
Come accennavo all’inizio, è sicuramente un film lontano dalle strade affollate delle grandi città americane, ed è per questo che ha riscosso molto interesse anche nei non addetti ai lavori, ma è anche la prima storia di un supereroe di colore, quindi ha prodotto una grancassa di risonanza mediatica soprattutto nella comunità di colore americana.
Ho apprezzato il tentativo di legare la storia alla cultura afroamericana con i riferimenti alla schiavitù e alla discriminazione verso la gente di colore, ma non sono riuscito a percepire altro che semplici aggiunte per la caratterizzazione del principale antagonista.
Black Panther è quindi un film molto semplice, con buoni effetti speciali e belle scene d’azione; se cercavate una trama avvincente o un particolare senso d’appartenenza alla cultura afro non lo troverete in questo film, anche se la critica internazionale lo ha acclamato come uno dei migliori film sui supereroi di colore.

Black Panther, 2018
Voto: 6
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