Black Lightning – Stagione 2: la recensione

Una stagione deludente, tanta confusione e mala gestione delle risorse, si è persa quella trama semplice e lineare che aveva contraddistinto questa serie.

 

Mi ero approcciato a Black Lightning senza grandi pretese, una serie basata sui fumetti dell’omonimo personaggio della DC di cui non sapevo niente, ed ero rimasto sorpreso dalla gestione dei personaggi, dalla costante ricerca di rappresentare il pensiero Afro-Americano, non sempre riuscita alla perfezione, e dalla musica avvolgente, familiare che la fa da padrona. Una serie semplice, per molti versi ricalca idee già viste, ma alla fine era proprio la sua linearità e la sua semplicità che poteva dare quel qualcosa in più.

Questa seconda stagione parte proprio dalla fine della precedente, quindi ho sperato di assistere alla conclusione di una trama che si era dipanata in modo semplice e lineare, ma così non è stato. Sono stati introdotti nuovi personaggi per sostituire le perdite, in ruoli strategici, dei personaggi venuti meno nel finale della prima stagione, ma non sono loro ad aver creato confusione, anzi, la trama di questi ultimi è stata piuttosto interessante, avvolta nel mistero fino al finale della seconda stagione.

 

 

Pierce e famiglia hanno fornito una prova abbastanza incolore, con alti e bassi, forse esagerando con l’emotività e con l’apprensione, hanno portato avanti le loro storie in modo coerente ma senza particolare note di merito. La trama spinge la serie verso le vicissitudini della famiglia e dei “Metaumani”; questo fa sì che le scene d’azione con Black Lightning e Thunder non siano preponderanti. Nuovi pericolosi avversari sono lanciati in scena, ma ho l’impressione che siano serviti più a riempire il palinsesto piuttosto che a dare un vero e proprio significato alla loro comparsa. Queste intromissioni in momenti ristagnanti della trama, in cui antagonista Tobias Whale è impegnato a porre i mattoni per i suoi fini, mi sono davvero sembrati un pessimo allungo del brodo; si poteva evitare di mettere in scena una parentesi da un paio di puntate su un possibile avversario futuro che avrebbe meritato approfondimenti sicuramente migliori.

Queste parentesi che hanno lanciato nuove trame secondarie o che si sono esaurite in un paio di puntate, hanno creato più confusione che altro, tanto che, a metà stagione, mi sono convinto che l’unico personaggio a fare qualcosa d’interessante e logico, fosse proprio Tobias. Mai illusione fu più sbagliata, o per lo meno, mai illusione fu più disillusa. La descrizione di Tobias, fatta nella prima ed in parte anche nella seconda stagione, lo raffigura come un uomo paziente, da trent’anni a capo della malavita di Freeland, da un bel pezzo costretto a nascondersi e ad amministrare il crimine nell’ombra; ci sono rimasto malissimo per com’è finita questa seconda stagione, mai mi sarei immaginato che l’impazienza fosse il suo tallone d’Achille.

Nota di merito è la musica che accompagna un po’ tutta la serie, ma di certo non può bastare per dare un buon voto a questo Black Lightning.

Black Lightning, 2018-2019
Voto: 5
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