Ambientato in un futuro distopico segnato da ingiustizie e disuguaglianze, Black Knight raccontara una storia di lotta e sopravvivenza; purtroppo non riesce a coinvolgere pienamente.
Il mercato coreano è da tempo una delle nuove frontiere per idee e nuove proposte nel campo dei fumetti e dell’animazione. Negli ultimi anni, i manhwa coreani hanno guadagnato crescente popolarità, conquistando lettori anche al di fuori dell’Asia. Tra le proposte più discusse troviamo Black Knight, un’opera di Lee Yun-kyun che affronta temi di disuguaglianza sociale e lotta per la sopravvivenza in un futuro distopico. Nonostante le premesse intriganti, però, il racconto fatica a soddisfare le aspettative, rivelandosi più una promessa non mantenuta che una storia di successo.
La trama di Black Knight ruota attorno a Sawol, una giovane che, dopo aver visto la sua famiglia adottiva uccisa dalla polizia a causa della loro condizione di rifugiati, decide di diventare una Delivery Knight, un cavaliere delle consegne. Questo ruolo dovrebbe permetterle di risollevarsi dalla sua condizione e lottare contro il sistema che la opprime.
La storia si svolge in un mondo dominato da disuguaglianze, degrado ambientale e autorità corrotte; tuttavia, la trama principale manca di equilibrio, saltando tra varie storie secondarie senza dare al lettore il tempo di collegarsi con la sofferenza della protagonista; il ritmo narrativo alterna bruschi strappi a momenti stagnanti, impedendo al lettore di immergersi nelle vicende di Sawol.
La storia non riesce a catturare appieno l’attenzione, facendo fatica a permettere la costruzione di un legame emotivo tra il pubblico e i personaggi. Inoltre la gestione delle tematiche centrali, purtroppo, non è mai abbastanza incisiva, e diversi messaggi sociali restano spesso sullo sfondo rispetto alle vicende dei vari personaggi.
L’ambientazione di Black Knight è uno degli aspetti che, teoricamente, avrebbe dovuto distinguere l’opera. Un mondo post-apocalittico, in cui la società è divisa e il degrado è palpabile, avrebbe dovuto essere accompagnato da un’atmosfera cupa e decadente, in grado di accompagnare il racconto e sottolinearne la drammaticità. Purtroppo, l’universo immaginato dall’autore risulta piuttosto grigio e monotono, privo di una vera identità visiva; la sensazione di un mondo in rovina è percepita solo superficialmente, senza riuscire a trasmettere un’emozione concreta al lettore. Ciò rende l’immersione nell’opera difficoltosa, restituendo una lettura lenta e discontinua.
Lo stile di Lee Yun-kyun non spicca particolarmente, e in parte questo è dovuto anche alla scelta di utilizzare tecnologie digitali che velocizzano la creazione delle tavole. Sebbene tale approccio possa essere utile per aumentare la produttività, non contribuisce certo a rendere l’aspetto grafico qualcosa di memorabile. Le tavole mancano di profondità visiva, un elemento che avrebbe potuto rafforzare il racconto. I disegni, spesso meccanici, riflettono un’esecuzione tipica di molte produzioni coreane, dove la qualità non sempre coincide con un forte impatto emotivo.
Nonostante questi difetti, Black Knight non è completamente privo di valore. Le idee iniziali dietro la storia sono apprezzabili, con spunti che affrontano temi universali come l’ingiustizia sociale e la lotta contro un sistema oppressivo. Queste idee, infatti, sono state probabilmente il motivo che ha portato alla creazione della serie televisiva sudcoreana, Black Knight: The Man Who Guards Me, disponibile su Netflix. Tuttavia, la serie prende solo spunto dal manhwa, concentrandosi più sulle dinamiche romantiche che sulle problematiche sociali ed esistenziali proposte dal lavoro originario.
In conclusione, Black Knight si distingue per alcune buone idee di partenza, ma ben poco altro. La gestione della trama e la mancanza di un’atmosfera coinvolgente riducono il suo potenziale, mentre lo stile grafico e la narrazione frammentata impediscono al lettore di apprezzare appieno la storia. Nonostante ciò, la serie offre spunti interessanti per futuri sviluppi, ma dimostra che buone idee non sempre generano racconti memorabili.