Il passaggio all’auto elettrica costituisce un tassello cruciale per la transizione energetica tanto voluta dall’Unione Europea, ma è di difficile attuazione.
La transizione da fonti fossili a batterie elettriche per l’alimentazione delle auto è fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione e transizione energetica, ma comporta al tempo stesso una serie di sfide legate all’estrazione e alla gestione dei materiali critici, alla sostenibilità economica, alla disponibilità e al potenziamento di infrastrutture adeguate, e ad un cambiamento nelle abitudini dei consumatori. Il superamento di queste barriere richiederà uno sforzo coordinato tra governi, aziende e consumatori.
L’estrazione delle materie prime necessarie alla produzione delle auto elettriche ha conseguenze impattanti per il nostro pianeta contribuendo a fenomeni quali l’erosione del suolo, l’inquinamento delle acque, la crisi idrica nonché, in molti casi, gravi violazioni dei diritti umani. Gli accumulatori impiegati nelle batterie di veicoli utilizzano componenti chimici quali litio, cobalto e nichel, estratti con le stesse modalità con cui viene estratto il petrolio. Questi elementi appartengono il più delle volte alla famiglia delle “terre rare” (o materiali critici), così definita per via della scarsità, delle difficoltà di approvvigionamento e dell’importanza nella produzione di elementi strategici quali batterie, pannelli solari, veicoli elettrici e dispositivi elettronici. È proprio la rarità di questi elementi che ha portato l’uomo all’utilizzo di tecniche di estrazione sempre più invasive; è per lo stesso motivo che si cercano, al contempo, nuove fonti di approvvigionamento.
In questo quadro diventa cruciale il ruolo dell’innovazione tecnologica nella ricerca di fonti di produzioni alternative alle terre rare e nello sviluppo di sistemi di smaltimento e riciclo adeguati. A questo intento rispondono i “passaporti” delle batterie, introdotti dall’Unione Europea per regolamentarne la produzione, garantendo la tracciabilità e la sostenibilità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, in particolare di quelli destinati a veicoli elettrici e a dispositivi di stoccaggio energetico. L’obiettivo è chiarire l’origine dei materiali critici impiegati, la loro performance, la durata, nonché il processo di riciclo e smaltimento alla fine del ciclo.
La ricerca in ambito di innovazione tecnologia intacca inevitabilmente la sostenibilità economica per le aziende produttrici delle batterie elettriche, con costo che ricade, a sua volta, sul consumatore finale. Il prezzo elevato delle auto elettriche, che tendono ad avere un prezzo iniziale più alto rispetto ai veicoli a combustione fossile, è dovuto in buona parte alle batterie, che rimangono uno degli elementi più costosi nonostante l’aumento della produzione ne stia gradualmente abbattendo i costi. In taluni casi, ad esempio nei mercati emergenti, l’accessibilità economica e finanziaria costituisce una barriera maggiore rispetto ai mercati più sviluppati, il che ha reso spesso necessario un sussidio governativo per rendere accessibile il costo di un’auto elettrica.
Un altro grande tema è la presenza di infrastrutture non adeguate, con stazioni di ricarica pubbliche distribuite in maniera non uniforme, tanto che nelle aree rurali o nei Paesi in via di sviluppo, queste sono addirittura inesistenti. Anche la velocità di ricarica è un elemento chiave nella scelta di un veicolo elettrico rispetto ad uno alimentato a benzina o a diesel, senza contare che stazioni di ricarica rapida sono più costose e potrebbero richiedere adeguamenti significativi della rete elettrica e un’eccessiva pressione della stessa, specialmente in periodi di alta domanda o in aree con infrastrutture elettriche deboli.
A livello sociale, è sicuramente necessaria la riqualificazione delle competenze di una parte significativa della forza lavoro di settore, in termini di produzione e manutenzione. Di contro, l’economia circolare potrebbe incentivare nuove industrie legate al riciclo, alla riprogettazione dei prodotti e ai nuovi modelli di business, creando nuovi posti di lavoro.
Spesso si tratta anche di una resistenza culturale, per cui le abitudini consolidate legate ai veicoli a combustione fossile, come la comodità del rifornimento rapido o il suono del motore, alimentano lo scetticismo dei consumatori tanto che, in molti casi, il timore di un’autonomia limitata e dell’assenza di infrastrutture adeguate genera una vera e propria “ansia da ricarica”.
Indubbiamente la riconversione delle catene di montaggio legata alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie richiede tempi lunghi e investimenti iniziali ingenti per un potenziamento concreto del settore. Questo nonostante l’interesse crescente per le auto elettriche da parte dei consumatori che rare volte si concretizza (comprensibilmente) in scelte di acquisto reali e che rende necessario un maggiore impegno nella sensibilizzazione del cittadino rispetto ai benefici dell’elettrico nel lungo periodo.