Questa è “un’opera artistica” oppure una trovata editoriale?
Leo Ortolani è un famoso fumettista italiano, la cui opera di maggiore successo è indubbiamente Ratman, una simpatica parodia del buon vecchio Batman. Con la maturazione artistica, l’autore ha cominciato a produrre interessantissimi lavori che hanno affrontato temi spinosi, come quello dell’amore transessuale di Cinzia o il racconto dell’adozione delle figlie in Due Figlie e Altri Animali Feroci, mantenendo sempre il suo stile e la sua inconfondibile vena comico-demenziale. Anche in Andrà tutto bene possiamo ritrovare in ogni striscia la caratteristica voglia di sdrammatizzare con una battuta i momenti peggiori; ma questa si può davvero considerare un’opera artistica?
Leo è avvezzo alla pubblicazione di raccolte in cui racchiude i suoi lavori sporadici fatti più per diletto che pensando ad una vera e propria produzione editoriale, com’è accaduto anche per CineMAH, Il Buio in Sala. La domanda che però ora mi pongo è: “questa si può considerare un’opera, oppure è un semplice metodo per guadagnare soldi?”. Personalmente il forte richiamo che mi spinge ad elogiare i lavori di Leo è dato dalla mia natura di sfegatato appassionato, ma se mi distacco da questo stato di accolito, posso effettivamente percepire che quest’opera è più una scelta commerciale che artistica. Sia chiaro: il lavoro è interessante e non mi pento di averlo comprato, ma non è di certo un capolavoro!
La vita in lockdown che tutti abbiamo vissuto ha avuto un impatto quasi nevrotico sul nostro Leo Ortolani e lo si percepisce molto bene osservando le strisce che compongono quest’opera. Ovviamente tutti noi abbiamo avuto esperienze, dirette o indirette, con il maledetto COVID, ma quando un autore si cimenta nel provare a creare una vignetta al giorno, è naturale che si noti subito lo sbalzo umorale dell’artista tra una vignetta e l’altra. Questa è forse la sensazione più vera che trasuda da tutto questo lavoro; il resto sono vignette che contengono battute, anche un pò datate, che si rincorrono tra le pagine. Rimane comunque un filo comune, se ne vogliamo trovare uno, che è quello legato alla voglia di sdrammatizzare la situazione.
Un lavoro bello? Io l’ho trovato piacevole da leggere, ma indubbiamente non è la raccolta migliore dell’autore. Ve lo consiglio? Dipende dallo spirito con cui leggete l’opera, visto che è una raccolta di momenti particolari che richiama alla mente quei mesi di chiusura totale che non sono stati piacevoli… a meno che non siate caratterialmente degli orsi solitari e che quindi per voi sia stato il miglior periodo della vostra vita (ogni riferimento a persone reali è puramente casuale).