Alleanza BRICS: il nemico del mio nemico è mio amico?

Cosa si intende per BRICS e quali sono i punti di forza e di debolezza dell’alleanza nata per contrastare l’egemonia occidentale.

 

 

L’acronimo BRICS è stato coniato nel 2001 dall’economista Jim O’Neill per identificare un’alleanza strategica tra cinque diversi Paesi in via di sviluppo (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). L’allenaza ha come scopo principale quello di contrastare un nemico comune, le grandi potenze occidentali, attraverso una stretta cooperazione, sia economica che politica, e la condivisione delle migliori pratiche. La forza economica dei BRICS è divenuta negli anni sempre più significativa, grazie all’enorme potenziale dei Paesi membri: BRICS rappresenta oltre il 40% della popolazione mondiale e circa il 32% del PIL globale. La Cina è il motore trainante del gruppo, essendo la seconda economia più grande al mondo, seguita da Brasile, Russia, India e Sudafrica con una crescente influenza internazionale. L’intento, teorico, è quello di promuovere una maggiore equità nel sistema finanziario globale sfidando l’egemonia tradizionale delle economie avanzate attraverso una serie di iniziative quali l’istituzione della Nuova Banca di Sviluppo (NBD), con sede a Shanghai, per l’erogazione di finanziamenti per progetti infrastrutturali e di sviluppo sostenibile ai paesi membri, il BRICS Business Council e il Forum di Cooperazione Economica BRICS per rafforzare la cooperazione economica interna al gruppo. Si tratta di strumenti che facilitano il dialogo tra imprese dell’alleanza, promuovono gli investimenti reciproci e creano soluzioni comuni per le sfide economiche globali. La cooperazione non riguarda solo l’aspetto economico ma abbraccia anche questioni politiche e di sicurezza quali la promozione della pace, la stabilità e la sicurezza regionale e globale, la lotta ai cambiamenti climatici e al terrorismo nonché la riforma delle istituzioni internazionali.

 

Qual è il peso reale di questa alleanza all’interno dell’economia globale? I Paesi BRICS sono potenze in via di espansione che stanno riportando una crescita economica significativa negli ultimi decenni. A testimonianza di ciò, la quota dei Paesi BRICS nel PIL globale è in costante aumento rispetto a quella dei paesi del G7, che includono Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada. Questo indica un aumento della loro influenza economica e della relativa quota di mercato globale che è passata dal 10,66% nel 1982 al 31,59% nel 2022. In particolare, la quota dell’India nel PIL mondiale è passata dal 2,98% nel 1982 al 7,21% nel 2022, mostrando ritmi di crescita notevoli e costituendo un significativo contributo alla quota complessiva dei BRICS. Questi dati riflettono una situazione di crescita rapida e costante, alimentata da fattori quali l’innovazione tecnologica e gli investimenti infrastrutturali ed evidenziano lo sviluppo di nuove dinamiche di potere all’interno dell’economia mondiale nonché una crescente influenza di questi Paesi nella definizione delle politiche globali.

Un tasso di crescita così elevato rischia di rappresentare il vero punto debole di questa alleanza, i cui Paesi membri sono sempre più uniti da un nemico comune, l’occidente, ma divisi su quasi tutto il resto. In particolare, si sono acuiti i rapporti tra Cina e India, soprattutto dopo l’ingesso di quest’ultima nel Quadrilateral Security Dialogue (QUAD) insieme a USA, Giappone e Australia, riunitisi in soccorso delle popolazioni colpite dallo Tsunami che ha investito l’oceano Indiano, e nel nuovo Indo-Pacific Economic Framework lanciato da Biden per ribilanciare l’egemonia cinese. Resta il fatto che il legame tra Pechino e New Delhi è complesso ed è basato principalmente sulle importazioni di petrolio russo “a sconto” dopo le sanzioni imposte dall’Europa al Cremlino.

Con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, le importazioni cinesi sono infatti aumentate del 55%, tanto che Mosca a maggio è diventata primo fornitore di Pechino, detronizzando l’Arabia Saudita, mentre quelle indiane, prima quasi inesistenti, oggi superano le importazioni di tutti i Paesi dell’Europa centro-settentrionale. Questo mette in salvo la Russia e consolida un’alleanza tanto complicata quanto pericolosa per l’Occidente. Questi dati infatti mettono sotto i riflettori le tante divisioni interne all’alleanza ma anche la sua crescente capacità di controbilanciare le decisioni di Washington o di Bruxelles.

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