40 Anni Vergine: la recensione

40 Anni Vergine è un’amabile commedia romantica che scherza sulla verginità e affronta la difficoltà di riuscire a costruire relazioni stabili dopo una certa età.

 

 

Steve Carell è il protagonista di 40 Anni Vergine, una commedia romantica uscita nel 2005 e diretta da Judd Apatow, al suo debutto alla regia cinematografica. Il film non è di certo un capolavoro, ma ha il merito di affrontare un argomento delicato con molta ironia, a volte anche cruda, dimostrando un’apprezzabile sensibilità e rappresentando in modo abbastanza genuino relazioni e sessualità.

Andy Stitzer è un uomo di 40 anni che non ha mai avuto una relazione sessuale. Lavora in un negozio di elettronica e conduce una vita tranquilla e monotona. Un giorno, però, il suo segreto viene scoperto dai suoi colleghi di lavoro, David, Cal e Jay. Il gruppo di amici, invadenti ma ben intenzionati, decide quasi autonomamente di aiutare Andy a perdere la verginità. Nel frattempo, il nostro quarantenne incontra Trish, una donna affascinante con cui inizia una timida e impacciata relazione; così prende il via una serie di situazioni imbarazzanti, comiche e toccanti, che porteranno Andy a dover affrontare le sue insicurezze.

 

 

40 Anni Vergine utilizza sicuramente uno spunto provocatorio che serve a creare quella matrice comica di cui questa storia ha bisogno; però l’argomento fulcro, ovvero la difficoltà di creare relazioni stabili dopo una certa età, è piuttosto realistico. Basta guardarsi intorno, anche nella piccola cerchia dei propri amici e dei propri cari, per rendersi conto che purtroppo esistono diversi esempi di persone che si ritrovano sole dopo i quarant’anni e che spesso non riescono più a creare un rapporto sentimentale duraturo. La frenesia della vita non aiuta a creare comode opportunità per conoscere nuove persone, ma spesso la sofferenza o l’insicurezza maturata negli anni crea delle barriere che diventano davvero difficili da superare. 40 Anni Vergine gioca proprio su questo sottilissimo filo e lo fa con leggerezza, provocazione e sensibilità.

Steve Carell (The Office, Space Force, Una Settimana Da Dio, Un’Impresa Da Dio, Agente Smart – Casino Totale) si cala perfettamente nei panni di Andy Stitzer, rendendo il suo personaggio impacciato, simpatico e autentico. Il comico statunitense riesce a mascherare il suo lato divertente con un mantello di tenero imbarazzo, permettendo al pubblico di empatizzare immediatamente con lui. Catherine Keener (Essere John Malkovich, Seinfeld) supporta il protagonista con una convincente interpretazione di Trish, una donna forte e realistica che vede qualcosa di buono in Andy. A dare sostegno e maggiore sostanza alla parte comica di questa commedia romantica ci pensano Paul Rudd (Le Regole Della Casa Del Sidro, Ant-Man And The Wasp, Only Murders In The Building, Ghostbusters: Legacy), Seth Rogen (Donnie Darko, Tu, Io e Dupree, Steve Jobs, Cattivi Vicini) e Romany Malco (I Fantastici Viaggi Di Gulliver, Last Vegas, Mad Dogs, Blunt Talk). Tutti e tre arricchiscono la storia con i loro problemi sentimentali, le loro fissazioni e la loro inadeguatezza emotiva.

 

 

Judd Apatow, al suo debutto alla regia, dimostra una buona capacità di mescolare comicità e momenti emotivi. La sceneggiatura, scritta da Apatow e Carell, è ben strutturata e non si limita a gag superficiali, esplorando anche temi come l’amore, la solitudine e l’auto-accettazione. Il ritmo narrativo è buono e non lascia spazio a momenti di noia lasciando lo spettatore divertito e non appesantito. Come già detto, 40 Anni Vergine non è un capolavoro, ma riesce a intrattenere per un paio d’ore senza sfigurare e, a ben vedere, può offrire qualche spunto di riflessione interessante.

 

40 Anni Vergine, 2005
Voto: 6
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