2024: guerre locali o guerra globale?

Ucraina, Israele, Taiwan, Medio Oriente, Africa: è in corso una Terza Guerra Mondiale combattuta su scala locale. Cosa sta succedendo?

 

 

 

A partire dai primi mesi del 2022, il mondo è ripiombato in piena guerra fredda; e se la causa scatenante è stata l’invasione russa in Ucraina, è altrettanto vero che i suoi semi stavano germogliando a livello globale già da tempo. Quanto abbiamo visto accadere in questi mesi infatti non è frutto del caso, ma la conseguenza di una serie di scelte e di azioni compiute a livello strategico dalle tre principali potenze mondiali.
Osservando distrattamente le nazioni coinvolte nei vari conflitti locali sembrerebbe paradossale, ma in effetti gli attori protagonisti in tutte queste vicende sono i soliti noti.

Gli Stati Uniti (e l’Europa a traino) sono in una rovinosa fase implosiva, dilaniati al proprio interno da fazioni politiche e sociali incapaci di dialogare e di fare il meglio per il proprio stato. La disastrosa politica estera attuata da Joe Biden è stata la ciliegina sulla torta di quanto iniziato da Obama e da Clinton prima di lui: alle scelte aggressive nei confronti della Russia attuate dai suoi predecessori Democratici, Biden ha accompagnato una pressochè totale incapacità di difendere gli interessi statunitensi. In ultima analisi, tutti gli scenari aperti negli ultimi 24 mesi sono infatti figli della scompaginata fuga americana dall’Afghanistan, evento che ha mostrato la debolezza dell’amministrazione Biden e dell’inadeguatezza dei suoi vertici decisionali.

 

 

Da quel momento Russia e Cina non si sono più limitate ad infiltrarsi nei paesi africani esportatori di materie prime rare, ottenendone il controllo tramite colpi di Stato, rivoluzioni e guerre locali che hanno portato all’allontanamento degli occidentali, ma hanno anche iniziato (probabilmente di comune accordo) due campagne parallele per l’annessione di territori che reputano strategici (Ucraina e Taiwan).
Ora Biden si trova tra l’incudine ed il martello: da un lato la necessità di tenere impantanata la Russia in Ucraina, dall’altro il Senato che vorrebbe sfilarsi dalle ingentissime spese sostenute per supportare il paese dell’est Europa. E lo stesso accade per quanto riguarda Taiwan: un paese fieramente libero ed anticomunista troppo importante per regalarlo alla Cina (è dove si producono il 90% dei chip mondiali) ma che allo stesso tempo è un boccone troppo difficile da masticare e gestire per una classe politica assolutamente inadeguata. I cinesi si sono furbescamente presi 25 anni di tempo per inglobare Taiwan, almeno secondo il loro annuncio ufficiale, esattamente come hanno già fatto con Hong Kong; ma questo non significa che la pressione sul piccolo Stato riconosciuto solo parzialmente a livello internazionale non debba essere estrema fin da subito per indebolirne la posizione politica, mettere in crisi gli USA e possibilmente annettere Taiwan prima del tempo.

 

 

L’ultimo boccone amaro da digerire è quello probabilmente meno gestibile da USA, Russia e Cina: gli israeliani storicamente non sono un popolo manipolabile, anche perchè la loro forza e ciò che permette alla loro nazione di sopravvivere è un nerbo ed una durezza che gli occidentali si sognano e che russi e cinesi sotto sotto ammirano. L’escalation scatenata ad ottobre 2023 con il barbaro attacco privo di giustificazioni da parte di Hamas e la dura e comprensibile reazione “totale” a Gaza sta sfociando in un coinvolgimento diretto dell’Iran dopo il bombardamento israeliano dell’ambasciata islamica a Damasco (con Netanyahu che beneficia politicamente della situazione) ma anche dando vita ad una inaspettata “prova di alleanza” fra Israele, Giordania ed Arabia Saudita, cosa che potrebbe spezzare il fronte anti-ebraico in medio oriente.
In tutto questo, gli Houti continuano a fare il bello e cattivo tempo sul Canale di Suez; nonostante i proclami di USA, NATO e Paesi europei, il traffico commerciale marittimo non passa più di là. Con la strana, ovvia eccezione delle navi aderenti o vicine al BRICS.

 

 

La realtà dei fatti è che l’ordine mondiale visto a partire dal secondo dopoguerra non esiste più; gli Stati Uniti non hanno più la capacità di far valere i propri interessi, fiaccati internamente dai movimenti figli di una sinistra che, incredibilmente non fuori tempo massimo, stanno distruggendo dall’interno il paese a Stelle e Strisce; quello che l’URSS ha cercato di fare prima del 1989 arriva a dare i suoi frutti trent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino.

Il nuovo asse politico internazionale vede già oggi l’asse cino-russo prevalere sugli Stati Uniti; il sud del mondo ed i Paesi medio orientali stanno rendendo pan per focaccia a chi li ha usati durante la guerra fredda per poi abbandonarli quando non servivano più, ed i paesi islamici o quelli più ritrosi a sposare le tesi più radicali del progressimo occidentale comprensibilmente non tollerano chi pretende di imporre una totalitaria visione che ai più sembra illogica se non folle.
Il potere di Stati Uniti ed Europa nel mondo è ormai notevolmente ridotto, e le recenti votazioni al Consiglio Di Sicurezza dell’ONU dimostrano quanto il loro controllo sulle questioni internazionali sia scricchiolante.

È l’avvento di un nuovo ordine mondiale, nel quale noi europei diventeremo ancora meno rilevanti; nella sfida tra USA, Russia e Cina, il nostro cruccio è quello di pensare a bandire le auto con motore a combustione ed a permettere l’annullamento della nostra tradizione. Insomma, il nostro scopo è rendere l’Europa una terra di conquista per i poteri economici stranieri e di colonizzazione per etnie incompatibili con la nostra cultura; intanto, il resto del mondo, impermeabile alla ideologie che pervadono il nostro continente, tirano fuori denti e unghie e si spolpano il mondo. Con noi dentro.

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