1428: Shadows Over Silesia è un gioco in salsa agrodolce

Il titolo indie ha una buona ambientazione e una storia potenzialmente interessante ma si rende ostico da giocare.

 

 

Dispiace veramente quando ci imbattiamo in produzioni indipendenti dalle grandi potenzialità ma che sembrano perdersi in un bicchier d’acqua; e 1428: Shadows Over Silesia purtroppo è una di queste.
Il gioco presenta diversi aspetti davvero interessanti; a partire dall’ambientazione medioevale, dove è rappresentata una Europa centrale scossa da conflitti religiosi che ne squassano le fondamenta sociali. Il mondo di gioco è rappresentato in modo eccellente, con richiami credibili al periodo storio e dettagli curati.

 

 

La grafica è azzecatissima: pur utilizzando un approccio low-poly, le animazioni sono eccezionali, fluide e nitide; la palette dei colori è ottimamente scelta, i personaggi e le scenografie colpiscono nel segno e complessivamente abbiamo avuto la sensazione di avere di fronte un titolo che per quanto riguarda la resa del comparto grafico è probabilmente fra i migliori degli ultimi anni.

Di interessante c’è anche la storia, che viene raccontata da due posizioni opposte e tali che per una volta non si può individuare chi siano i cattivi e chi i buoni (se ce ne sono, di buoni).

 

 

I problemi di 1428: Shadows Over Silesia cominciano a mostrarsi quando prendiamo però il controllo del nostro personaggio. Il titolo vuole essere un gioco d’azione a bassa velocità, e non un tipico hack’n’slash che premia solo i riflessi. 1428: Shadows Over Silesia presenta un sistema di combattimento che ricorda molto quello di Mount & Blade ma in visuale isometrica, e di per sé la cosa funzionerebbe anche. Purtroppo gestire il nostro personaggio è spesso difficile, con controlli e movimenti che non ci mettono nelle condizioni di manovrare nel migliore dei modi. Se nelle fasi di esplorazione abbiamo trovato molto scomodo il modo in cui siamo costretti a ruotare lo schermo per non essere coperti dagli sfondi (sistema uguale ma realizzato in modo molto peggiore a quanto visto nell’ottimo Tunguska: The Visitation) ed arduo muoversi nei passaggi stretti, durante i combattimenti la cosa assume toni quasi dolorosi, con una lentezza di movimenti estrema che infastidisce. In aggiunta, nelle fasi di mischia è impossibile individuare a colpo d’occhio il nostro personaggio, che non è evidenziato in alcun modo e si può facilmente confondere con gli altri personaggi sullo schermo (paradossalmente vengono messe le barre di salute dei nostri alleati ma non la nostra).

 

 

Il gioco è in sostanza lento, negli spostamenti come nei dialoghi; e trovandoci spesso a cavalcare o correre per ampi tratti di mappa senza assistere ad alcun tipo di incontro o evento, la velocità di movimento è assolutamente inadeguata.

Ci sono poi alcune scelte di gameplay che non lasciano convinti: come certe sequenze a tempo in cui non solo occorre mantenere la velocità nonostante i controlli ci remino contro, ma anche indovinare la strada da seguire visto che solo alcuni passaggi sembrano percorribili (e quindi essere leggermente fuori dal percorso previsto ci inchioda sul più classico dei muri invisibili). Anche se è possibile raddoppiare il tempo a disposizione nel menu dei settings, l’effetto è quello di una mancata calibrazione.
Anche il posizionamento dei checkpoint sarebbe da rivedere, visto che talvolta ci riposizionano diversi scontri indietro obbligandoci a ricombattere più e più volte gli stessi nemici; abbiamo dovuto affrontare una decina di volte una sequenza notturna di combattimento in mischia dove era impossibile identificare quale fosse il personaggio al nostro controllo. In questi casi, dove la frustrazione la fa da padrona, la voglia di giocarci viene sicuramente meno. Esattamente come quando per consegnare una lettera ci troviamo a girare in lungo ed in largo il cortile di un convento per poi scoprire che la lettera dovremo consegnarla non ad un messaggero, come indicato inizialmente, ma allo stesso cavaliere con cui dovremmo andare in guerra; e per attivare l’opzione è necessario leggere e poi equipaggiare la lettera stessa, pena un girovagare infinito (noi ci abbiamo messo 10 minuti prima di venirne a capo, 10 minuti spesi a sbattere la testa su ogni possibile soluzione).

 

 

Il problema di 1428: Shadows Over Silesia è che, a meno di essere un giocatore dall’estrema pazienza, dall’infinito tempo a disposizione e dotato di un certo grado di masochismo, la voglia di impegnarcisi può mancare troppo presto. Ed è un peccato, perchè il titolo indie in realtà nasconde una buona storia, un’ambientazione ben realizzata e sicuramente accattivante, ed ha il merito di proporre sullo schermo dei nostri PC un periodo storico che è raramente trattato.

 

 

Sinceramente ci piange il cuore nel vedere 1428: Shadows Over Silesia danneggiato da scelte di design che con un pizzico di attenzione si sarebbero potute evitare o migliorare: le potenzialità per essere un bel gioco ci sono tutte, e se solo questi aspetti venissero affrontati e risolti, rendendo la vita più facile ad un giocatore medio (non nel livello di sfida ma nella possibilità di controllare il gioco), ci troveremmo di fronte ad un titolo assolutamente gradevole e probabilmente meritorio di un voto di tutto rispetto.

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